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«Alcuni artisti hanno un modo di vivere e un modo di fare arte, per me invece ne esiste uno solo». È una frase storica di Janis Joplin che rappresenta il modo unico in cui ha cantato il blues, ma anche l’atteggiamento nei confronti della società del suo tempo e dell’autorità che l’ha resa un’icona della controcultura rock degli anni ’60.
Janis Joplin è cresciuta a Porth Arthur Texas in una famiglia borghese, non ha mai trovato il suo posto nelle dinamiche della sua città di provincia o con i compagni della Thomas Jefferson High School e della University of Texas di Austin (nel luglio 1962 il giornale del campus Daily Texas pubblica un articolo su di lei intitolato “Una ragazza che osa essere diversa”), segue l’influenza anticonformista delle leggendarie cantanti blues Bessie Smith e Ma Rainey, scrive la sua prima canzone intitolandola What Good Can Drinkin’ Do e nel gennaio 1963 scappa in autostop in California per lanciarsi nella cultura alternativa di San Francisco, la città dei poeti beat, della libertà e della nuova scena musicale psichedelica.
Janis è il simbolo della ribellione giovanile dei primi anni 60, dello scontro con i modelli di comportamento della società americana degli anni ’50 e concentra nella sua figura minuta e nella sua voce gigantesca tutte le istanze di cambiamento, la rabbia, l’attrazione verso la trasgressione e l’istinto autodistruttivo di milioni di giovani che vedono nella nuova cultura rock uno strumento di libertà. Nello stesso momento a Venice Beach, Los Angeles, arriva in autobus un ragazzo bellissimo e sfrenato, Jim Morrison, in fuga da una famiglia ultraconservatrice (il padre è un ammiraglio della Marina) per fare il poeta, studiare cinema e cantare il rock. «Mi considero un essere umano intelligente e sensibile con l’anima di un clown» ha detto Jim Morrison di sé stesso.
Jim e Janis sono due icone tragiche e affascinanti, i cui destini si sono incrociati quando hanno dovuto affrontare il sistema che stavano cambiando con la loro musica. Un luogo simbolo delle loro vite parallele è la Florida, dove Jim Morrison è nato e dove il 1 marzo 1969 torna con i Doors per un concerto al Dinner Key Auditorium di Miami che segna l’inizio della sua fine. La reazione del pubblico ai concerti dei Doors, come a quelli di Janis Joplin è adorante, travolgente, la polizia (al tempo incaricata della sicurezza dei concerti) non riesce a comprenderla né tantomeno a gestirla e reagisce spesso con la forza. A Miami Jim Morrison grida, incita la folla, chiede: «Volete vedermi nudo?». Viene arrestato per aver mostrato le parti intime sul palco (in realtà ha solo mimato di spogliarsi, e in mano aveva il microfono), il concerto viene interrotto e dopo un processo durato sedici giorni il 2 settembre del 1970 viene condannato a sei mesi di detenzione e ad una multa di 500 dollari ed evita il carcere in cambio di una cauzione di 50.000 dollari.
Otto mesi dopo il “Miami Incident”, che lo ha segnato profondamente, Jim Morrison muore a Parigi.
Janis Joplin arriva in Florida il 15 novembre del 1969 per un concerto a Tampa che scatena l’entusiasmo dei fan. La polizia fa accendere le luci, gli agenti salgono sul palco mentre Janis sta cantando e le chiedono di dire al pubblico di sedersi e stare tranquillo. La risposta di Janis entra nella storia: «Vaffanculo». Dopo il concerto, Janis viene arrestata per aver insultato la polizia. Passa una sola ora in cella, Janis viene rilasciata su cauzione e le accuse vengono ritirate.
È la conclusione positiva di una storia che ha un finale diverso con Jim Morrison. Esiste una foto di Janis mentre esce dal tribunale in pantaloni di pelle e pelliccia insieme al suo avvocato, mostrando le due dita. Lei stessa ha detto che era un segno di vittoria ma non di pace.
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