Rock News
30/03/2021
L’album di debutto degli Evanescence, Fallen, uscito il 4 marzo 2003, ha venduto 17 milioni di copie e ha fatto vincere alla band un Grammy come Best Rock Performance per il singolo Bring Me To Life, numero cinque in classifica in America. Ma Amy Lee, voce e volto della band, aveva scelto un altro brano come primo singolo, Going Under.
È la prima di tante cose che Amy Lee non ha mai capito nelle regole del music business. «La mia etichetta mi ha detto che c’era bisogno di qualcosa di familiare per far passare il pezzo in radio, e io non capivo cosa volessero dire. Secondo me più cerchi di essere familiare e prevedibile da parte del pubblico, più perdi il tuo potere. Quello che ha reso grandi artisti come Nirvana, Soundgarden o Bjork è che non c’era niente di simile a loro al tempo» ha raccontato Amy Lee ad Alternative Press durante la promozione del nuovo album degli Evanescence The Bitter Truth.
Amy Lee ha raccontato i suoi esordi e la sua carriera, in cui ha dovuto abbattere diverse barriere: una rock band guidata da una voce femminile? Una frontman dall’immagine magnetica e affascinante è credibile nel mondo del metal?
Un suono rock melodico, epico e cinematografico con molte influenze classiche?
Secondo l’etichetta degli Evanescence (Wind-up e Epic), quello che rende familiare e quindi più valido a livello commerciale il singolo Bring Me To Life è la voce di Paul McCoy della band 12 Stones, che canta insieme ad Amy Lee: «La prima battaglia che ho dovuto affrontare è contro la decisione della mia etichetta di trasformare gli Evanescence in una specie di Linkin Park al femminile» ha detto Amy Lee, «Volevano che facessimo delle audizioni per trovare qualcuno che cantasse con me tutte le canzoni. Ci ho pensato per un’ora circa e poi ho detto no. Non volevo svendermi». Amy Lee si è appena trasferita a Los Angeles da Little Rock in Arkansas insieme al chitarrista Ben Moody e non vuole perdere la sua occasione: «Ero disperata, ma sapevo di non avere alternative. Mi interessava solo che il pubblico non identificasse la band con un suono che non mi apparteneva. Odio quando ascolti un singolo e poi l’album è completamente diverso. Alla fine siamo arrivati ad un compromesso: Paul McCoy ha cantato solo in Bring Me To Life». Per lanciare il singolo al successo è stata importante anche la colonna sonora di Daredevil: «Mi hanno detto: c’è una scena di combattimento, vorrebbero un pezzo con un dialogo tra una voce maschile e una femminile per accompagnare le immagini» ha detto Amy Lee, «Il risultato è un pezzo che amo, e sarò sempre grata a Paul McCoy per aver contribuito. Eravamo due ragazzini in un momento folle della nostra vita».
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