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Johnny Cash: com’è nato il video di Hurt, uno dei più commoventi della storia del rock
Il regista Mark Romanek ha dovuto cambiare i piani per le condizioni di salute di The Man In Black: il risultato è considerato oggi un documento storico
Nel 2002 uscì American IV: The Man Comes Around, l’ultimo album di Johnny Cash mentre era ancora in vita. Prodotto da Rick Rubin, il disco vede al suo interno le reinterpretazioni di alcuni grandi pezzi della musica rock, più alcune tracce scritte da Cash stesso. Uno dei brani meglio riusciti di tutto l’album è sicuramente Hurt, originariamente pubblicata dai Nine Inch Nails e contenuta in The Downward Spiral del 1994.
Quando uscì come singolo nel 2003, la cover attirò immediatamente l'attenzione del regista Mark Romanek (One Hour Photo), che contattò Rick Rubin pregandolo di fargli girare un videoclip. Il regista era disposto a lavorare gratis, pur di poter partecipare al progetto. “Pregai in ginocchio Rick Rubin che mi lasciasse girare qualcosa relativamente alla canzone”, ha raccontato Romanek a Dave Urbanski nel libro The Man Comes Around: The Spiritual Journey of Johnny Cash. Quello che il regista non sapeva, era che stava per dare vita all’ultimo video di Johnny Cash, già gravemente malato. Tanto che i piani e le idee previste furono gettate via e Romanek dovette inventarsi un nuovo concept per la clip.
Il cantante infatti era debole e non poteva spostarsi da Nashville. Le ricerche per una nuova location in città portarono il regista verso il luogo più consono e giusto: la casa-museo di Johnny Cash. “Era chiusa da tempo – ha raccontato Romanek – era in uno stato di abbandono. Ecco allora che mi venne l’idea di essere del tutto sinceri riguardo allo stato di salute di Johnny, tanto quanto lui era sempre stato trasparente nelle sue canzoni”.
Il risultato è un commovente parallelo tra la vita di Cash, che era arrivata al capolinea, e lo stato del luogo, abbandonato ma pieno di ricordi: i dischi di platino ammaccati, le vecchie foto e i memorabilia, il banchetto senza ospiti e la moglie June, sempre al fianco del marito, nella vita e sul palco.
Impossibile non commuoversi.
Così è stato per Rick Rubin: “Ho pianto, la prima volta che l’ho visto. È un documento storico”. Ma anche per Trent Reznor: “Eravamo in studio (lui e Zach De La Rocha ndr) e mi mandarono il video. Una volta finito di guardarlo, ero sull’orlo delle lacrime… c’erano solo morte e silenzio. Ci siamo schiariti la gola e poi ci siamo detti ‘Ok, prendiamoci un caffè’”.
June Carter morì tre mesi dopo le riprese, Johnny Cash sette.