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La classifica dei migliori chitarristi di tutti i tempi è sempre la stessa da decenni, almeno nelle prime tre posizioni: Jimi Hendrix, Eric Clapton, Jimmy Page. Eppure tutti i chitarristi del mondo, dai fenomeni dello strumento (da ricordare le parole di Steve Vai a proposito di Edward Van Halen: «Solo uno stupido poteva pensare di competere con Eddie» ) o semplici appassionati, non riescono a sfuggire alla tentazione di fare paragoni.
Una storia che è cominciata proprio con Eric Clapton, che dopo aver invitato un Jimi Hendrix appena arrivato a Londra e ancora sconosciuto a suonare con lui, si è arrabbiato con Chas Chandler, l’uomo che lo ha scoperto in un club di a New York e portato a Londra per registrare il primo album Are Your Experienced? dicendogli: «Non mi avevi detto che era così bravo».
Un articolo pubblicato sulla rivista specializzata Guitar World analizza quello che succede quando i chitarristi si mettono in paragone tra loro. La premessa è che sono persone creative, di grande personalità ma anche insicure, poco abituate e venire messe in secondo piano. «La paura del fallimento e la pressione ad essere sempre i migliori sono la prima causa di negatività e malessere psicologico dei musicisti» si legge nell’articolo. Secondo un sondaggio condotto nel 2019, il 73% di tutti i musicisti soffre di una forma di disagio mentale basato sulla sensazione di inadeguatezza, alimentata negli ultimi tempi dai social media e dall’accesso illimitato alla musica garantito dallo streaming, che permette di conoscere la tecnica e i virtuosismi di qualsiasi chitarrista al mondo.
Per arginare il fenomeno, il più famoso insegnante di chitarra online, Justin Sandercoe (conosciuto per i suoi tutorial sul sito justinguitar.com) ha creato anche un percorso di apprendimento in cinque punti per imparare a trarre ispirazione dai grandi chitarristi invece che esserne intimiditi.
La chiave è ricordare sempre che la cosa più affascinante della chitarra è che non si può conoscere e dominare in modo davvero completo. La giovanissima polistrumentista americana Yvette Young (che suona anche violino e pianoforte) mette in chiaro che tutto ruota intorno alla creatività e non alla tecnica: «Ammiro i virtuosi, chi conosce ogni dettaglio dello strumento e ogni trucco per sorprendere, ma per me la tecnica è solo un modo per dare forma alla musica che ho in testa. Realizzare una visione: questo vuol dire essere un buon chitarrista». Un altro fenomeno della chitarra dell’ultima generazione, Angel Vivaldi, molto attivo sui social e in rete, ha dato invece un consiglio semplice ma molto efficace: se non vi sentite abbastanza bravi, girate la vostra chitarra al contrario e se siete destri suonatela da mancini (e viceversa).
Un modo per tornare ad essere dei principianti, ricominciare da zero e ricordare quanto si è imparato: «Invece di pensare a quello che dovete ancora fare, soffermatevi un momento su tutto quello che siete riusciti a fare» ha detto Angel, «La bellezza della chitarra sta nella sua unicità: ci sono elementi nel vostro modo di suonare che appartengono solo a voi e che nessun altro può replicare. La chitarra è uno strumento che serve per esprimere emozioni, e dovrebbe essere sempre fonte di gioia»
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