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Martin Gore dei Depeche Mode ha scoperto la musica a 10 anni grazie al rock’n’roll e alla collezione di vinili di sua madre che ascoltava continuamente nella casa dove è cresciuto a Basildon, a sud di Londra.
Ma in una intervista per la rivista Rolling Stone ha detto che non sarebbe mai diventato un musicista se a 18 anni non avesse comprato il suo primo sintetizzatore: «Un amico mi ha prestato un sintetizzatore per una settimana, l’ho usato e mi sono innamorato della varietà di suoni che può creare e così ne ho comprato subito uno».
Nel 1977 finito il liceo, Martin Gore trova lavoro in banca come impiegato allo sportello e nei weekend suona con un ex compagno di scuola, Phil Burdett in una band chiamata Norman and the Worms. Tre anni dopo, nel 1980, entra far parte dei Composition of Sound insieme a Vince Clarke e Andy Fletcher e dopo un’audizione in cui canta Heroes di David Bowie, alla voce arriva Dave Gahan e la band cambia nome in Depeche Mode: «All’epoca Vince Clarke suonava la chitarra, e anche Andy Fletcher» ha raccontato Martin Gore, «Quindi se non avessi avuto il mio sintetizzatore, non credo che mi avrebbero chiesto di suonare con loro, e non sarei mai entrato nei Depeche Mode».
È l’inizio del percorso artistico di una band che ha scavato in profondità nell’animo umano creando una musica elettronica intensa come il blues, e formando una vera e propria comunità con i propri fan («Siamo qualcosa di più di una semplice band per il nostro pubblico» ha detto Martin Gore, «Siamo un culto») una carriera che li ha portati nel 2020 nella Rock and Roll Hall of Fame. Un riconoscimento che per Martin Gore rappresenta un onore, ripensando alla sua formazione musicale e ai vinili di sua madre: «È molto bello fare parte della Hall of Fame insieme ai musicisti rock che ho ascoltato così tante volte da bambino».
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