Rock News
15/01/2021
Nel 2020 i System Of A Down sono tornati a fare musica insieme dopo ben 15 anni dal loro ultimo album in studio. La band ha realizzato due brani, Protect the Land e Genocidal Humanoidz, con lo scopo di raccogliere fondi per aiutare il popolo armeno nel recente conflitto tra l’Artsakh e l’Azerbaigian, Paese che in questa situazione ha trovato l’appoggio della Turchia.
Il ritorno in studio dei SOAD per registrare questi due brani ha fatto rinascere nei fan la speranza di una possibile reunion. I musicisti, però, hanno specificato che questo lavoro è stato svolto con il solo scopo di aiutare il loro popolo d’origine e che dunque ci sono ben poche possibilità di poter continuare a suonare insieme.
In una nuova intervista con Zane Lowe per Apple Music, però, oggi Serj Tankian cambia le carte in tavola e sembra lasciare aperto uno spiraglio per una potenziale reunion: “Ovviamente, abbiamo canzoni che non sono necessariamente a tema socio-politico ma che sono divertenti o trattano di altri argomenti – ha spiegato – penso che quando abbiamo fatto tutto questo, lo abbiamo fatto davvero bene. In questo senso, questa occasione ha rappresentato un’eccezione, non servono le lodi o cose simili. Abbiamo utilizzato la musica nel modo giusto, come un’arma, senza remore, ed è proprio così che dovrebbe essere. Sono davvero orgoglioso di ciò che abbiamo fatto. È stato grandioso. Il futuro è imprevedibile, vedremo cosa accadrà – ha sottolineato – ma questa atmosfera è molto positiva. Finché saremo tutti sulla stessa lunghezza d’onda, potremo continuare a fare musica insieme, bisogna essere sulla stessa linea”.
Forse, dunque, sta accadendo proprio ciò che i fan speravano: riunirsi per realizzare questi due brani, armati della volontà di aiutare il popolo armeno, ha permesso ai musicisti di ritrovare la sintonia di un tempo. Adesso l’ipotesi di poter continuare a lavorare insieme e di riuscire a pubblicare i brani ai quali hanno lavorato negli ultimi anni e che sono stati accantonati, sembra realizzabile. Tankian ha colto l’occasione per ribadire che se i SOAD si sono fermati non è stato per motivi personali ma per una divergenza di opinioni: “Per quanto riguarda la parte creativa – ha aggiunto il frontman – non è una questione personale, come ho già spiegato, ma una questione filosofica. È il modo in cui vedi le cose e il modo in cui consideri la musica che stai creando, ciò che significa per te, cosa i System Of a Down significano per te. C’è stata una discrepanza in tutto questo. Tuttavia, ovviamente ciò che è successo non ci ha impedito di tornare in pista per fare qualcosa per la nostra gente e questo è bellissimo. Non saprei cos’altro dire. Penso che sia questo il punto in cui siamo”.
Nella situazione della band, però, anche la fatica dei live ha avuto un certo peso: “Personalmente, per me è diventato sempre più difficile fare tour a livello fisico – ha spiegato – fare concerti è la cosa più bella, però mi piacerebbe che fosse possibile esibirsi sempre nello stesso posto. I continui viaggi ti mettono alla prova fisicamente, noi non siamo più tanto giovani. A essere sinceri, questa è una delle questioni in gioco secondo me, anche se adoro fare tour”.
Alla fine dell’intervista, si è unito alla conversazione anche il bassista Shavo Odadjian: i due musicisti, però, non hanno affrontato la questione reunion ma hanno parlato del passato e di uno dei loro più grandi successi, Chop Suey. Il futuro dei SOAD, dunque, rimane incerto ma forse c’è ancora un margine per tornare ufficialmente a fare musica insieme; non resta che attendere per scoprire se il desiderio di tutti i fan verrà esaudito.
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