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A guardare i loro videoclip e a giudicare dall’energia che mettono in ogni singola canzone, sembrano ancora i ragazzi scatenati di Basket Case. Ai Green Day si fa davvero fatica a riconoscere il peso degli anni, eppure la band di riferimento del punk è sulla cresta dell’onda ormai da quasi sette lustri. Il debutto sulle scene avvenne infatti nel 1986 e, a 34 anni di distanza, sono diventati uno dei gruppi musicali con più vendite nella storia, con più di 85 milioni di copie vendute in tutto il mondo.
Formatasi a Berkeley, in California, sotto l’impulso di Billie Joe Armstrong (chitarra, voce e “volto” simbolo del gruppo), Mike Dirnt (basso e voce secondaria) e Al Sobrante (pseudonimo di John Kiffmeyer, batteria), la band ha registrato l’ingresso di Tré Cool alla batteria nel 1990 e nel 2012 si è arricchita grazie al turnista Jason White, quarto membro ufficiale.
Lo scorso 7 febbraio ha visto la luce “Father of all... Mother*****s”, il loro tredicesimo album in studio. Se della loro musica e dei riconoscimenti conquistati nel corso degli anni si sa ormai tutto, non tutti sono a conoscenza delle origini del nome. I Green Day si sono infatti affacciati sulle scene come “Sweet Children”, nome coniato all’età di 14 anni da Armstrong e Dirnt a East Bay. La svolta è arrivata nel 1989, quando la band ha avuto bisogno di cambiare nome per non creare confusione con gli “Sweet Baby”. Così il loro primo long play, 1.000 Hours, è stato pubblicato con il nome di una delle canzoni presenti, per l’appunto Green Day.
Tuttavia alcuni fan sostengono che Billie Joe Armstrong abbia coniato il nome dopo essersi “rilassato” nel seminterrato di un edificio della Berkeley University. La fonte di rilassamento va giocoforza rintracciata nell’erba, consumata dal frontman per l’occasione. Altri fan, invece, sostengono che la decisione sia stata presa dall’intera band all’unanimità. Ciò su cui tutti concordano è che “Green Day” indicasse appunto, nelle loro zone di provenienza, un giorno non si faceva letteralmente nient’altro che non fosse fumare erba. La canzone che dà il titolo alla band allude infatti a questo genere di cose: “I miei polmoni mi confortano di gioia”, è uno dei suoi passaggi simbolo. Poco prima di essere inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame, nel 2015, la band ha deciso di farsi un regalo insolito, esibendosi alla Cleveland House of Blues sotto mentite spoglie. Con quale nome? Ovviamente Sweet Children.
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