Rock News
01/12/2020
Gli Smashing Pumpkins in questo periodo stanno promuovendo il loro nuovo album doppio intitolato Cyr, disco pubblicato il 27 novembre che segna il grande ritorno dell'iconica band sulla scena musicale. In un’intervista per Apple Music, Billy Corgan ha parlato non solo di quest’ultimo lavoro, ma anche del passato, analizzato il suo rapporto con i media, con i soldi e soprattutto con la popolarità, situazioni e argomenti con cui, prima o poi, tutti gli artisti si devono confrontare.
A proposito del suo rapporto con il successo, il frontman degli Smashing Pumpkins ha detto: “Penso che in tutto questo io abbia imparato una cosa preziosa. Sono cresciuto in una classe sociale medio-bassa e, in questi casi, devi ricordare che sei stato fortunato, e io lo sono stato, devi sempre considerare che il 99% delle persone non avrà mai le opportunità che ho avuto io. Quindi se non inizi pensando ‘Ehi, sono l’uomo più fortunato del mondo e mi sento benedetto per essere qui’, e questo è il mio genere di situazione, la situazione stessa diventa una cosa che fa quasi male alle persone. Alla fine sembra quasi di insultarle e questa è una cosa che ho imparato. In sostanza – ha proseguito – entrambe le cose possono essere vere. Posso lamentarmi dei miei stupidi problemi da rock star e, allo stesso tempo, rispettare qualcuno che è cresciuto come me se non peggio, cosa che riguarda molte persone. Sono in tanti a condurre una vita difficile e a non avere avuto le mie stesse opportunità, per questo devo avere un po’ di equilibrio e di riconoscenza”.
Billy Corgan, dunque, sa di essere fortunato ad avere ciò che ha e sa anche che il successo può diventare qualcosa di pericoloso: “A un certo punto diventi un po’ stonato, capite cosa intendo? – ha proseguito – indossi il tuo cappotto da 3.000 dollari mentre guidi la tua macchina da 150mila dollari e ti lamenti di come la casa discografica ha deciso di pubblicare il tuo disco… io ho creato una sorta di avatar vivente, mi sono immerso profondamente in quella situazione, ho parlato e pensato in quel modo e poi, un giorno, mi sono svegliato ed era tutto finito. A quel punto sono andato avanti con un altro personaggio. Io sono certamente stato ispirato da persone come David Bowie o Iggy Pop – ha sottolineato – intendo dire, anche Robert Smith interpreta un personaggio. Ha interpretato Robert Smith per così tanto tempo che alla fine è diventato quel personaggio. Ma state parlando con qualcuno che ha anche giocato a tennis da tavolo contro Robert. A un certo punto mi disse che lui e sua sorella avevano vinto il campionato di ping pong della loro zona in Inghilterra. E alla fine – ha concluso scherzando – mi ha stracciato, ho perso all’incirca 24 a 1”.
In seguito, Corgan ha parlato del suo rapporto con la stampa e con le critiche: “La cosa più assurda che ho sentito su di me è stata quando qualcuno ha scritto ‘Non mi piace Billy, ma mi piace la sua musica’ – ha raccontato – fatemi pensare un attimo. Ma cosa vuol dire? Nella mia mente non esiste una separazione tra me e la mia musica. Questa sovrapposizione mi identificava e adesso è molto ovvia. In ogni caso – ha proseguito – conosco i media ormai da 30 anni ed è stato circa nel 1991 che mi sono reso conto di quanto i media fossero completamente pieni di m***a, era tutto programmato e io rimasi scioccato. Era come quella parte del ‘Mago di Oz’ in cui ci si chiede ‘Cosa significa?’, pensavo fosse un mondo di equità e giustizia, non un mondo di programmi, giusto? Tutto questo ha suscitato in me un’altra cosa, c’è stata una terza parte di me che ha detto ‘Oh, ribalterò questa situazione'. Utilizzerò la loro energia come un matador. So che loro verranno contro di me e io farò ‘olè’ verso di loro e costruirò così la mia forza”.
La riflessione di Corgan prosegue sul significato e gli effetti del successo: “Funziona tutto molto bene quando vendi dischi e sei famoso. Quando non sei così popolare, invece, non è una buona formula perché a quel punto gli articoli su di te iniziano a trattare solo del risentimento. Tuttavia, nel mio modo di pensare tipico di Chicago, volevo riuscire a governare quella nave fino in fondo e ci sono riuscito. Perché la gente ancora desidera o sogna che Tupac o Jim Morrison siano vivi? Perché non vogliono lasciar svanire quel personaggio. Il personaggio di Billy – ha detto ancora parlando di sé stesso – è stato molto buono per il business. Se è stato buono per me? – ha proseguito ridendo – no, questa è un’idea terribile. Tuttavia, il mio personaggio è figlio del suo tempo, figlio della mia giovinezza e della mia insicurezza e non penso che sarei sopravvissuto senza di lui. Probabilmente mi sarei lanciato da una scogliera, quindi non lo sto usando come scusa. Ciò che voglio dire nel mio modo egoista è che queste sono le cose che ho fatto per arrivare dal punto A al punto B. Quanto meno sono ancora qui a parlarne, perché non penso che sarei sopravvissuto altrimenti. A tutti coloro che desiderano che una persona come me apprezzi il successo, dico che è così, lo apprezzo davvero. Mi sento davvero fortunato, quindi ciò che sto dicendo non è qualcosa contro il successo. Il problema è che essere un personaggio pubblico in questa cultura, nella cultura americana degli ultimi 30 anni, è una cosa assolutamente folle e traumatizzante. Nessuno – ha sottolineato – è psicologicamente o fisicamente preparato, come essere umano, ad affrontare un tale livello di stranezza. Negli ultimi 30 anni, tra l’altro, tutto è diventato più strano e se sei una persona sensibile come me, di certo, non riesci ad accettarlo”.
“Non ci sono giustificazioni – ha concluso – è così e basta. Ed è per questo che la maggior parte delle persone cade nella sociopatia: creano una falsa percezione di sé, creano un falso senso di grandiosità. Poi, alla fine, cadono giù dal precipizio quando la gente smette di preoccuparsi di loro. Io ho affrontato cose del genere in pubblico quando avevo 20 anni, poi ho invertito il processo. Mi ha quasi ucciso, ma sono sopravvissuto. Adesso sono dall’altra parte e penso sia quasi divertente. E sono felice”.
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