Rock News
03/02/2020
Il 26 gennaio scorso il terribile incidente in elicottero che ha causato la morte dell’ex campione della NBA, Kobe Bryant, di sua figlia Gianna Maria e di altre sette persone, ha sconvolto il mondo dello sport e non solo. L’ex stella dei Los Angeles Lakers era conosciuto e amato davvero da tutti e in questi giorni sono stati tanti gli omaggi nei suoi confronti da parte dei personaggi dello sport e dello spettacolo.
Oggi arriva anche il ricordo di Flea: il bassista dei Red Hot Chili Peppers è da sempre un appassionato di basket e conosceva molto bene Kobe Bryant, per questo motivo la sua morte lo ha lasciato davvero senza parole. Tra l’altro, nel 2016 fu proprio lui a suonare l’inno americano in occasione dell’ultima partita della carriera del grande cestista.
Adesso Flea sta affrontando un grande dolore ma ha voluto ricordare l’amico con queste parole: “Ricordo Kobe Bryant come una persona in evoluzione, in continua evoluzione – ha detto in un’intervista per ESPN – ed è stata una figura così iconica nel panorama di Los Angeles, era una persona che tutti noi amavamo”.
“È arrivato nei Lakers quando aveva 17 anni – ha proseguito Flea – l’ho conosciuto quando aveva 17 anni e ho subito notato la sua trasformazione in un giocatore della squadra fino a diventarne un leader, dopo aver giocato forse un po’ egoisticamente quando è entrato a far parte della league. Poi si è ritirato e lo abbiamo visto evolversi ancora di più – ha sottolineato – lui era anche un narratore, ha scritto dei libri per bambini. Allenava una squadra di ragazze e sapere che se n’è andato in questo modo è semplicemente devastante, così come lo è sapere della perdita della sua meravigliosa figlia Gianna”.
Flea ammette che di fronte a tragedie simili anche i suoi punti fermi iniziano a vacillare: “Per me è un momento di lutto – ha proseguito – è stato un periodo di preghiere e dover fare i conti con eventi del genere e cercare di capire perché accadono è qualcosa che mette davvero a dura prova la fede”.
Nonostante il dolore, però, il bassista dei Red Hot riesce a vedere qualcosa di positivo perché è convinto che una persona come Kobe Bryant potrà essere da esempio a tanti altri e diventerà un simbolo che unirà le persone: “Uno dei motivi per i quali amo lo sport e il basket in particolare è che ci unisce tutti – ha sottolineato – persone di qualsiasi strato sociale, di qualsiasi razza, di qualsiasi sfumatura dell’essere umano. Ci riuniamo tutti insieme perché amiamo questa cosa bellissima. È un’arte. Il basket riesce a riunirci tutti sotto la cupola di questa incredibile forma d’arte, nella quale vediamo persone che portano dei cambiamenti e vanno avanti e più in profondità, in questo senso la morte di Kobe ci fa sentire tutti uniti. Così possiamo riunirci tutti e piangere tutti insieme, rendendoci conto che qualcosa di epocale è accaduto e che noi non saremo mai più gli stessi. E nulla in questa città sarà più la stessa cosa. Così – ha concluso – sia durante la sua vita che con la sua morte, Kobe ci ha riunito tutti e per questo senso di comunione io esprimo la mia gratitudine”.
Rock News