06/12/2019
Il docu-film uscito su Netflix all’inizio dell’anno, Rolling Thunder Revue: Bob Dylan Story di Martin Scorsese, sul tour itinerante americano del cantautore nel 1975, ha rivelato che il protagonista e il regista non si parlano da vent'anni. E, in una recente intervista per il British Film Institute, Scorsese, reduce dal successo di The Irishman con Robert De Niro e Al Pacino, lo ha confermato: "L'ultima volta che ho visto Dylan era ad una grande cena per Armani, vent’anni fa. L'ho incontrato qualche volta con Robbie Robertson. Questo è tutto".
Poi, il regista ha raccontato di come ha deciso di inserire nel film personaggi e vicende fasulli: “Una volta finito di montare il documentario, io e David Tedeschi l'abbiamo guardato e ci siamo detti: È convenzionale. È solo un film su un gruppo di persone che vanno suonando per strada. Dovrò ricominciare tutto da capo. Dobbiamo seguire la musica, forse, con lo spirito della commedia dell'arte. E poi le parole hanno cominciato a suggerire di persone che non c'erano. Era un’idea interessante. Una sfida". Scorsese ha così scelto Sharon Stone come fidanzata immaginaria di Dylan, Martin von Haselberg nel ruolo del regista Steven van Dorp, Michael Murphy in quello del deputato del Michigan Jack Tanner, e Jim Gianopulos, amministratore delegato della Paramount Pictures, come promoter dei concerti.
"Diciamo che Sharon Stone rappresenta certe cose", ha spiegato. “E l'uomo d'affari, l'uomo di marketing? Questo è Jim Gianopulos... Quindi perché fermarsi qui? Ci voleva anche il regista che possiede i musicisti, che vuole essere i musicisti. Esattamente come noi che amiamo la musica talmente tanto da riprenderli e voler essere al loro posto".
L’approccio originale con cui Scorsese ha diretto il biopic ha influenzato, a suo dire, lo stile di The Irishman: "In alcuni film sono troppo concentrato sulla narrazione, ma sto cercando di liberarmene e di raccontare storie in un modo diverso. E ho scoperto che i documentari mi hanno aiutato in questo", ha concluso il regista che nel 2005 aveva già diretto un altro docu sulla storia del cantante statunitense, dall’infanzia fino all’incidente in moto del 1966: No Direction Home.
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