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Linkin Park, Mike Shinoda racconta il segreto dell'immediato successo: "Niente concerti, volevamo che le canzoni fossero perfette"

Redazione Virgin Radio

Il fondatore della band ha spiegato a Rick Rubin il processo creativo dopo l'ingresso di Chester Bennington. Ascolta il podcast

In una lunga conversazione con Rick Rubin nel suo podcast Broken Record, Mike Shinoda ha spiegato il processo creativo dei Linkin Park e il modo in cui ha lavorato con la band per realizzare canzoni che facessero immediatamente presa sul pubblico.

Una spiegazione del successo immediato dei Linkin Park, che dopo l’arrivo di Chester Bennington alla voce esordiscono nel 2000 con l’album Hybrid Theory, arrivano al numero due in classifica in America e nella Top 10 di altri quindici paesi e vendono 32 milioni di copie. «Tutte le nuove band di Los Angeles al tempo suonavano continuamente dal vivo, perché gli piaceva molto farlo, ma facevano solo cover o delle canzoni mediocri che avevano appena finito di scrivere» ha detto il cantante che ha fondato la band nel 1996 con il nome di Xero, «Noi suonavano poco, una volta al mese al massimo, perché passavamo il tempo in studio a costruire le nostre canzoni mettendoci il massimo dello sforzo. Quando le suonavamo dal vivo erano perfette e conquistavano subito il pubblico. Credo che sia una delle nostre caratteristiche: passiamo più tempo degli altri a creare canzoni».

Mike Shinoda e i suoi compagni di band Rob Bourdon, Brad Delson, Dave Farrell e Joe Hahn sono dei perfezionisti che credono nel lavoro in studio, più che nell’esecuzione sul palco: «Ho notato che molti musicisti emergenti passano poco tempo a lavorare sui brani: ne scrivono uno, e pensano che riprovandolo il giorno dopo sia abbastanza. Invece secondo me una canzone ha bisogno di tempo per svilupparsi». Nel repertorio dei Linkin Park ci sono canzoni che hanno cambiato versione diverse volte, anche nel corso di anni: «Alcune idee ci hanno messo dieci anni per diventare canzoni. Breaking the Habit è una di queste» ha detto riferendosi alla nona traccia del secondo album dei Linkin Park, Meteora del 2003, registrato in oltre un anno di lavoro in studio e numero uno in classifica sia in Inghilterra che in America, «Scrivere un grande pezzo è come realizzare una scultura. Hai un grande pezzo di marmo, devi entrarci dentro e seguire una visione, devi chiederti: qual è il segreto che si racchiude qui dentro?» 

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