Rock News
22/07/2025
Josh Homme, leader dei Queens of the Stone Age che ha fondato nel 1996 ha partecipato ad una puntata del podcast di uno dei comici e attori più abrasivi e del mondo dello spettacolo americano, Bill Burr, famoso per le sue battute provocatorie sugli aspetti più bizzarri della condizione umana e sulla società contemporanea. Il suo podcast Bill Burr Thursday Afternoon è una piattaforma dove gli artisti affrontano ogni argomento senza nascondersi. Josh Homme ha parlato del suo rapporto con la fama, della sua idea di creatività e di come affronta le aspettative dei fan. «Siamo una delle ultime band che è entrata dalla porta dell’indie rock prima che venisse chiusa per sempre» ha detto ricordando la storia della band, nata a dopo lo scioglimento della sua prima band, i Kyuss e cresciuta nella scena di Palm Desert in California e di cui è l’unico membro permanente (l’ultima line up dura dal 2013: Troy Van Leeuwen e Dean Fertita alla chitarra, Michael Shuman al basso, e Jon Theodore alla batteria), «Non ho mai voluto diventare una band enorme, è una responsabilità troppo grande».
È il tema del successo e della libertà creativa su cui le band si interrogano da sempre: «Voglio fare arte, cambiare le cose, sorprendere» ha detto Josh Homme che ha appena pubblicato con i Queens of the Stone Age l’album e il film Alive in the Catacombs registrato nelle catacombe di Parigi, «Ci sarà sempre qualcuno che dirà “eravate meglio prima”, oppure “perché non fate le vecchie canzoni?”». La misura dell’autenticità per lui è un puro calcolo matematico: «Ho sempre pensato che se almeno il 15 per cento del tuo pubblico non odia le tue cose nuove, allora come artista fai schifo».
Rock News