Rock News
18/05/2025
Nella storia degi AC/DC, c’è stato un momento che segna una svolta fondamentale per il loro successo in America, l’incontro con i KISS. Nel dicembre del 1977, la band di Angus e Malcolm Young apre quattro date del tour di Alive II in America, riuscendo ad arrivare così ad un pubblico più ampio rispetto alle date dei loro primi tour.
Tutto inizia quando Gene Simmons va a vederli al Whisky a Go Go di Los Angeles nell’agosto del 1977: “Avevano la nostra stessa filosofia, seguivano la loro strada e il loro suono e non prestavano attenzione a quello che nessuna altra band faceva” ha detto il bassista dei KISS.
“Quando li ho visti a Los Angeles mi hanno mandato fuori di testa: niente accordi minori, solo accordi maggiori sparati dritti in faccia. Bon Scott era una forza della natura, cantava a torso nudo e beveva, sembrava un pazzo che era salito per caso sul palco. Angus Young suonava come un folle facendo la mossa alla Chuck Berry anche quando le luci erano spente e nessuno lo vedeva. Ho pensato: sono veri. Gli AC/DC erano un flusso di coscienza, suonavano per buttare fuori i loro demoni interiori”.
Angus Young ha ricordato quel tour ringraziando Gene Simmons per aver creduto in loro: “Nessuna altra band ci voleva, perché eravamo troppo bravi. Dicevano: mandateli via. I KISS invece non avevano paura di noi, ci hanno scelto loro per alcune delle date più importanti del loro tour, è stato fantastico per noi”. Gli AC/DC aprono per i KISS a Memphis, Indianapolis, Louisville e nel Maryland dal 9 al 19 dicembre 1977.
La storia più bella è quella del primo incontro tra Gene Simmons e Angus Young nel backstage del Whisky a Go Go: “In quel periodo andavo in giro sempre con i miei stivali da KISS anche quando non suonavano. Sono andato da loro nel backstage, incombevo su Angus Young che mi ha guardato e mi ha detto: “Tu sei il tizio dei KISS, quello con la lingua lunghissima?” E io: “Sì, devo parlarti”. Avevo una limousine fuori, l’ho convinto a venire a mangiare con me da Ben Frank’s, un ristorante aperto 24 ore su 24 dove tutti i musicisti andavano dopo i concerti, prima di finire la serata al Rainbow”.
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