Led Zeppelin, l'ultima volta che John Bonham suonò insieme alla band. Scopri la storia

La morte di John Bonham il 25 settembre 1980 ha messo fine improvvisamente alla storia dei Led Zeppelin, che in quel momento erano la più grande e spettacolare rock band del mondo. Nell’agosto 1979 hanno fatto due concerti storici a Knebworth Park davanti a centomila persone e sono attesi per un tour in America, in cui non suonano dal 1977. La prima data è fissata per il 17 ottobre 1980, i Led Zeppelin provano negli studi Bray Studios a Windsor e alloggiano nella casa di campagna di Jimmy Page, la Old Mill House.

John Bonham è preciso, determinato, vuole tornare sul palco, ma è anche immerso in una spirale di dipendenze senza via di uscita. Si dice che durante la giornata abbia bevuto quaranta shot di vodka e abbia preso un Motival (un farmaco per l’ansia) prima di andare a dormire. All’una e quarantacinque minuti del pomeriggio del 25 settembre 1980, il nuovo tour manager della band, Benji LeFevre va a svegliarlo e lo trova privo di vita.

L’ultimo concerto dell’implacabile creatore del suono che entra nella storia come Il Martello degli Dei è il 7 luglio 1980 a Berlino, durante un breve tour europeo di 14 date per prepararsi alle date americane. I Led Zeppelin cercano immediatezza, un suono più diretto e meno effetti sul palco e fanno dei cambiamenti in scaletta, rinunciando all’epico assolo di batteria di John Bonham in Moby Dick, quello di Jimmy Page in Dazed and Confused e l’intro di organo di John Paul Jones in No Quarter.

Quello che non cambia è la potenza controllata e l’energia esplosiva di classici come Stairway to Heaven, Kashmir e Whole Lotta Love e la grandezza inarrivabile di John Bonham in Train Kept A-Rollin, il pezzo con cui aprono tutte le date e che non manca mai nella loro scaletta dai loro primi tour del 1968. Il 4 dicembre 1980 i Led Zeppelin annunciano la fine della band con un comunicato: “Vogliamo far sapere che con la perdita del nostro caro amico e a causa del profondo senso di unione e armonia che ci unisce, abbiamo deciso che non possiamo andare avanti.”