Rock News
18/04/2025
Jimmy Page ha raccontato in una recente intervista del suo incontro con lo strumento che ha cambiato la sua vita e la storia della musica, la chitarra. "Un giorno nella mia casa di Miles Road a Epsom ho trovato una chitarra spagnola. Nessuno ha mai capito da dove venisse, se era stata lasciata lì da qualche amico di famiglia o da un inquilino precedente". Jimmy ha dodici anni e impara a suonarla da solo: "Non c’erano molti altri chitarristi dove sono cresciuto, ricordo solo un compagno di scuola, Rod Wyatt che mi ha mostrato i primi accordi. Sono partito da lì e ho imparato ascoltando i dischi".
È l’inizio di una carriera straordinaria: prima di diventare una leggenda del rock prima con gli Yardbirds e poi con i Led Zeppelin, Jimmy Page era già uno dei migliori chitarristi inglesi e uno dei più richiesti session man degli studi di registrazione di Londra. Quando è ancora uno studente sale sul palco del Marquee Club di Londra per suonare con Jeff Beck, Eric Clapton e i Blues Incorporated di Alexis Korner e poi viene chiamato in studio dal produttore Shel Talmy per contribuire al primo album dei Kinks e al singolo I Can’t Explain degli Who e poi suona con molti altri tra cui Van Morrison e i Them, i Rolling Stones e anche in due hit come Downtown di Petula Clarke e la colonna sonora di Goldfinger cantata da Shirley Bassey.
Conosce tutti e collabora con tutti, e forma con Jeff Beck, Eric Clapton e Pete Towshend una generazione irripetibile di maestri: "Io, Eric e Pete continuiamo a suonare in giro per il mondo" ha detto una volta, "Questo vorrà dire qualcosa?". Nella lista dei suoi chitarristi preferiti di sempre ci sono anche il pioniere Les Paul ("Nessuno di noi sarebbe mai esistito se lui non avesse inventato la chitarra elettrica"), Alvin Lee dei Ten Years After, il musicista country rock americano Clarence White, Lee Randall che ha suonato con gli Steely Dan. “Ogni chitarrista ha una caratteristica che lo rende unico, deve solo identificare qual’è e svilupparla” ha detto Page, che nel 1975 in una intervista con Rolling Stone ha chiuso il suo elenco dicendo: “Abbiamo perso il migliore di tutti di sempre, Jimi Hendrix".
Il suo unico rimpianto è non averlo mai visto suonare dal vivo, prima della sua scomparsa nel 1970: "L’ho incontrato una sola volta in un club di New York chiamato Salvation, ma non ha suonato, anzi quasi non si reggeva in piedi. Ho ascoltato i suoi dischi, ovviamente, ma sarebbe stato esaltante vederlo sul palco. Era di un altro livello".
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