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Red Hot Chili Peppers, Flea condivide la sua idea sul futuro della musica: "ecco perché sono ottimista"

Il bassista: "I giovani esplorano in autonomia. Ci sono le potenzialità perché accada qualcosa di grande"

Red Hot Chili Peppers, Flea condivide la sua idea sul futuro della musica: "ecco perché sono ottimista"

22/02/2024

Il bassista dei Red Hot Chili Peppers Flea ha detto in una intervista con la rivista specializzata Bass Player di essere ottimista sul futuro della musica. Una opinione controcorrente rispetto a quella di molti musicisti che si lamentano dei telefoni ai concerti, della soglia di attenzione sempre più bassa, della bassa qualità dello streaming e in generale della generale dipendenza delle persone dalla tecnologia.

Secondo Flea tutti questi problemi esistono, ma: “Ho notato che i pubblico inizia a pensare in modo più autonomo: i ragazzi esplorano la storia della musica e pescano quello che gli piace davvero invece di ascoltare passivamente tutto quello che gli viene spinto giù in gola dalle multinazionali come MTV. C’è anche molto più spirito di gruppo tra i giovani musicisti, e questo alimenta la creatività. Ci sono tutte le potenzialità perché accada qualcosa di grande”. La tendenza verso gli aspetti positivi delle cose che Flea ha provato a sviluppare nel corso di una adolescenza sfrenata e atipica, fino all’incontro con Anthony Kiedis e Hillel Slovak, lo ha guidato anche nella musica: “Per me la musica significa raggiungere cose che mi fanno stare bene, anche a livello fisico. Per questo mi sono completamente dedicato a diventare il migliore musicista possibile”.

Flea ha ricordato come il suono e l’etica del punk rock abbiano dato vita “al concetto stesso di Red Hot Chili Peppers”. La sua formazione musicale è arrivata grazie al secondo marito della madre, il jazzista Walter Urban, figura problematica e influente con cui è cresciuto a Los Angeles. Flea ha iniziato a suonare la tromba, poi ha conosciuto Hillel Slovak: “Avevo diciassette anni, mi ha fatto scoprire Jimi Hendrix e i Led Zeppelin, ho preso il basso e abbiamo formato una band”. Il rock è stata una scoperta: “All’inizio mi piaceva il prog-rock: Bill Bruford, Weather Report, The Mahavishnu Orchestra. Venivo dal jazz, mi piaceva il virtuosismo”, poi è arrivato il punk: “È stato un risveglio spirituale. Ho capito che puoi suonare un solo accordo, ma se lo fai con la giusta intenzione può essere emotivamente potente come il miglior assolo di John Coltrane. Ecco come sono nati i Red Hot Chili Peppers”.   

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