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Soundgarden, Kim Thayil sul Grunge: "Era solo un' operazione di marketing creata dalle case discografiche per vendere"
Il chitarrista della band di Seattle: "Le persone erano autentiche e fedeli all’etica punk rock, non ci definivamo grunge"
Kim Thayil, chitarrista dei Soundgarden, ha parlato dell’ultima rivoluzione musicale del rock americano, l’esplosione del suono e dell’atteggiamento grunge dicendo: “Era una operazione di marketing creata dalle case discografiche per vendere. Nessuna delle band di Seattle si è mai definita grunge”. Si dice che il termine sia stato usato per la rima volta da Bruce Pavitt, fondatore dell’etichetta Sub Pop in un catalogo per descrivere l’EP Dry As a Bone dei Green River del 1987 la band d Mark Arm e Steve Turner in cui suonavano anche Stone Gossard e Jeff Ament che formeranno i Pearl Jam. Secondo Kurt Cobain, che lo odiava, invece è stato Jonathan Poneman l’altro fondatore della Sub Pop a usare per primo il termine. In poco tempo è diventato il nome simbolo di tutta la scena alternativa di Seattle, dagli Screaming Trees agli Alice in Chains, dai Nirvana ai Pearl Jam.
Kim Thayil, nato a Seattle il 4 settembre 1960 che ha formato nel 1984 con Chris Cornell mentre studiava filosofia all’Università di Washington e faceva il Dj per la radio rock locale KCMU ha guidato la nascita del movimento: “Sapevamo che stava succedendo qualcosa che non accadeva in nessuna altra città. Le persone erano autentiche e fedeli all’etica punk rock, non ci definivamo grunge. Andavamo agli stessi concerti delle stesse band”. Il successo dei Nirvana e dei Pearl Jam nel 1991 e l’espansione del suono grunge fuori da Seattle ha cambiato il rock americano, e per molti critici ha segnato la fine dell’hair metal californiano, ma secondo Kim Thayil nessuna delle band di Seattle prendeva in considerazione le band hair metal. La ragione è semplice: “Nessuno li ascoltava, non perché non ci piacessero ma perché nessuno di noi aveva la televisione. Io non ce l’ho avuta in casa fino al 1995. Anche quando siamo usciti con i Soundgarden l’unico modo per vedere i nostri videoclip era guardare la televisione in albergo durante i tour.”