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Indiana Jones, ecco perché Space Oddity di David Bowie nella colonna sonora non ha alcun senso

Redazione Virgin Radio

Il brano del Duca Bianco ebbe un immenso successo in Inghilterra ma negli Stati Uniti le cose andarono diversamente

L’11 luglio 1969 David Bowie pubblica Space Oddity, la sua prima canzone di successo in Inghilterra. Dopo l’album di esordio David Bowie del 1967 che non è neanche arrivato in classifica e nonostante buone recensioni della critica per il suo stile teatrale vicino al music hall, David Bowie si sente alienato, incompreso e destinato a sparire e ispirandosi al film 2001 Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick si inventa il personaggio di Major Tom che si perde nell’immensità silenziosa dello spazio. «Volevo mettere in relazione la scienza e le emozioni umane» ha detto David Bowie, «Major Tom rappresenta quella sensazione sottile di tristezza che accompagna tutto il tema dei viaggi nello spazio».

L’altra fonte di ispirazione della malinconia ipnotica e della melodia sospesa e struggente di Space Oddity (una delle canzoni dagli arrangiamenti più complessi e raffinati della sua carriera) è la fine della relazione con la ballerina Hermione Farthingale con cui nel 1968 ha anche formato una band folk, i Feathers. Il primo ad accorgersi di Space Oddity è il discografico Calvin Mark Lee della Mercury Records di Londra, che finanzia la registrazione di un demo di nascosto dal capo dell’etichetta, Lou Reizner, che non era rimasto impressionato. La mossa geniale di Lee è fare uscire il singolo l’11 luglio 1969, cinque giorni prima dell’atterraggio della missione spaziale Apollo 11 che per la prima volta porta l’uomo sulla Luna. La BBC sceglie Space Oddity come colonna sonora della trasmissione in diretta dei primi passi di Neil Armstrong e Buzz Aldrin sulla superficie lunare e dopo aver debuttato al numero 48 il singolo arriva al numero 5 in classifica in Inghilterra. È la prima hit di David Bowie e anche l’unica per i successivi tre anni.

In America invece le cose vanno diversamente: si ferma solo al numero 124, si dice a causa di un comunicato stampa lanciato dalla Mercury che definisce Space Oddity «controverso». Molte radio americane decidono di non passarlo, e Space Oddity sparisce fino al 13 dicembre 1972 quando viene ripubblicata dalla RCA (con The Man Who Sold the World come B side) e lanciata con un videoclip girato dal grande fotografo Mick Rock e arriva al numero 15 in classifica. Una terza riedizione con Changes e la outtake Velvet Goldmine pubblicata il 26 settembre 1975 è la prima numero uno di Bowie in Inghilterra. Una storia che probabilmente non è conosciuta dai produttori di Indiana Jones e il Quadrante del Destino e dal regista James Mangold, che ha usato Space Oddity in una scena in cui in America si festeggia l’atterraggio dell’Apollo 11: nessuna stazione radio l’avrebbe mai passata nel 1969. «Space Oddity è una buona canzone, che probabilmente ho scritto troppo presto» ha detto una volta David Bowie, «Fra le altre cose, non avevo scritto altre canzoni valide per dargli un seguito».

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