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Nel corso dei suoi 60 anni di carriera da simbolo del rock’n’roll, il chitarrista dei Rolling Stones Keith Richards ha regalato battute sugli eccessi tra le più brillanti di sempre. La più celebre, dopo l’arresto a Toronto in Canada il 27 febbraio 1977 per possesso di eroina e cocaina che poteva farlo finire in carcere (il processo si conclude nel 1978, a Keith viene chiesto di fare un concerto gratuito per una associazioni benefica per l’assistenza dei non vedenti in Canada) è: «Non ho mai avuto problemi con la droga, ho avuto problemi con la polizia».
In un nuovo documentario prodotto dalla BBC, My Life As a Rolling Stone in cui i membri della band raccontano la propria vita nella band più rock’n’roll di tutti i tempi, Keith Richards che oggi ha 78 anni, ha abbandonato l’eroina dopo l’arresto in Canada e recentemente ha anche smesso di fumare (oltre a bere molto meno), ha spiegato cosa lo ha portato per anni ad usare droghe pericolose, conoscendo bene gli effetti e le eventuali conseguenze: «Era un modo per gestire la pressione della fama e anche per scappare via da tutto». Keith Richards ha anche svelato un lato finora nascosto della sua personalità: «Ho sviluppato una specie di timidezza che non avevo mai avuto. Ero a disagio con la folla, con le persone, con il casino che avevamo intorno. Voglio dire, non potevo andare al cinema. Quando l’ho fatto, non mi sono mai sentito così in imbarazzo. Pensavo: ho rovinato il film a tutti».
La grandezza di Keith è sempre stata la sua sincerità e il modo in cui ha parlato della sua vita da rockstar e della sua tensione irrefrenabile verso la trasgressione senza mai celebrare nulla, rivendicando ogni cosa come una scelta personale: «Non raccomando mai a nessuno di fare quello che ho fatto io, è stata una mia decisione». La sua ultima dichiarazione nel documentario My Life As a Rolling Stone è pronta per entrare nella storia come una delle sue battute più belle: «Là fuori c’è un mondo difficile e ogni tanto hai bisogno di qualcosa per cancellarlo. Ma posso dire che non ne vale la pena».
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