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R.E.M: la canzone che Michael Stipe si rifiutava di portare in concerto: "Non la odio, ma non voglio cantarla"
Peter Buck: "Quando l’abbiamo scritta in studio con Mike Mills e Bill Berry non riuscivamo a smettere di ridere"
In una celebre intervista con la rivista Mojo nel 2016, Michael Stipe ha parlato di una delle più grandi hit dei REM, Shiny Happy People, secondo singolo estratto dall’album Out of Time, cantata in coppia con Katie Person dei B 52’s (una band che come i REM proviene dal circuito indipendente di Athens, in Georgia) e pubblicata il 6 maggio 1991: «È una canzone pop scritta per bambini. Se ci fosse una sola canzone dei REM spedita nello spazio per rappresentare la nostra band per l’eternità, non vorrei che fosse Shiny Happy People».
È un esempio dell’approccio surreale di Michael Stipe alla formula della canzone pop che sta dominando la musica nei primi anni 90: i REM hanno un suono e un immaginario profondamente indie, e quando entrano nel mainstream con l’album Out of Time (che arriva al numero uno in classifica sia in America che in Inghilterra e vende oltre quattro milioni di copie), la loro intenzione è cambiare il meccanismo del music business rivoluzionandolo dall’interno. Un impegno che portano a termine con successo, raggiungendo un pubblico sempre più vasto ma non cambiando mai la propria estetica, aprendo così la strada a tutta la scena indie rock anni 90 e dando un esempio da seguire a tutti, come ha detto anche Kurt Cobain dei Nirvana.
Il risultato è Shiny Happy People, una canzone sfacciatamente pop, accompagnata da un video divertente e colorato che nasconde dietro all’atmosfera disimpegnata temi e contenuti importanti. Michael Stipe scrive il testo dopo aver visto lo slogan di un manifesto di propaganda diffuso dal governo cinese per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla repressione sanguinosa delle proteste di Piazza Tienanmen di Pechino del 1989: un tentativo da parte di un potere autoritario di riscrivere la narrazione di un evento che ha avuto una enorme risonanza mondiale che si esprime con uno slogan, “Shiny happy people holding hands” (“persone felici che si tengono per mano”).
Michael Stipe come ha fatto spesso nella sua carriera (dall’inno antimilitarista Orange Crush alla hit The One I Love che secondo il cantante “Parla di una relazione disfunzionale in cui una persona continua ad usare l’altra”) prende ispirazione e costruisce un ritornello accattivante per ironizzare sulle bugie del potere e sulla mancanza di solidarietà e uguaglianza nel mondo. Shiny Happy People diventa così la canzone allo stesso tempo più famosa e più controversa dei REM: i produttori della sitcom più celebre degli anni 90, Friends la vogliono come sigla ma i REM dicono di no (e al suo posto viene scelta I’ll Be There For You dei The Rembrandts che hanno un enorme successo ma si consegnano al mainstream), viene usata in una puntata di un’altra sitcom di grande successo, Beverly Hills 90210 e nella commedia Marley & Me con Jennifer Aniston e Owen Wilson nel 2008, ma anche in una scena del documentario di Michael Moore Farenheit 9/11 sulla guerra in Iraq e la politica del presidente americano George W.Bush. «Non mi pento di quella canzone, ci ha fatto guadagnare un sacco di soldi ma non è per questo che l’ho scritta» ha detto Michael Stipe nell’intervista del 2016 a Mojo, «L’ho scritta perché volevo sfidare me stesso e la band. Sono cresciuto negli anni 60 ascoltando anche le canzoni di pop commerciale. I ragazzi della band mi hanno dato la musica più stupidamente ottimista che potessero scrivere e io ho detto: ok, accetto la sfida». Il chitarrista dei REM Peter Buck ha confermato: «Quando l’abbiamo scritta in studio con Mike Mills e Bill Berry non riuscivamo a smettere di ridere». Anche per questo, nonostante Shiny Happy People sia una delle loro più grandi hit, i REM si sono sempre rifiutati di suonarla dal vivo: «Non la odio» ha detto Michael Stipe, «Ma non la voglio cantare».