Rock News
28/10/2024
«È come in una partita di calcio, ma con noi sono tutti nella stessa squadra». Brian May, chitarrista dei Queen ha spiegato così il significato dell’esperienza live e l’atmosfera di condivisione della musica con i fan che ha celebrato con uno dei pezzi più famosi della band, We Will Rock You, pubblicata come doppio singolo insieme a We Are The Champions il 7 ottobre 1977.
Tutto nasce durante un concerto dei Queen nella zona delle Midlands inglesi. Freddie Mercury ha iniziato la propria carriera come cantante di una band di Liverpool, gli Ibex (che poi hanno cambiato nome in Wreckage), ha vissuto per un certo periodo in un appartamento sopra il pub Dovedale Towers che si trova a poca distanza da Penny Lane, i Queen da subito scelgono di suonare il più possibile anche fuori dalla loro città, Londra e nelle Midlands i Queen hanno un grande seguito. È una delle caratteristiche degli esordi di Queen: i fan affollano tutti i loro concerti, dalle prime esibizioni all’Imperial College di Londra ai primi tour, si fanno chiamare The Royal Family e li sostengono da subito, ben prima che arrivi il successo in classifica.
Brian May ha ricordato il momento in cui ha la risposta del pubblico ha fatto scattare la scintilla creativa. Il 29 maggio 1977 i Queen suonano alla New Bingley Hall nella città di Stafford nelle Midlands durante il tour dell’album A Day at The Races, con cui sono stati anche negli Stati Uniti, in Germania, Svizzera, Daminarca, Olanda e Svezia e che si conclude con due date trionfali alla Earl’s Court di Londra: «Abbiamo fatto un bis e mentre eravamo in camerino e ci preparavamo a tornare sul palco il pubblico è letteralmente esploso. Cantavamo il coro da stadio You’ll Never Walk Alone e battevano le mani senza fermarsi. Era commovente» ha detto, «È stata una rivelazione: non stavamo solo suonando per il pubblico, il pubblico era parte integrante dello show dei Queen».
Nella scena musicale di metà anni settanta, è difficile trovare questa atmosfera di condivisione tra band e pubblico: «Non succedeva spesso, i gruppi rock suonavano e le persone ascoltavano. Non ho mai sentito nessuno cantare dietro alle canzoni dei Led Zeppelin. Nei nostri concerti invece a volte non riuscivamo neanche a sentire cosa stavamo suonando» ha detto Brian May.
Da questa esperienza nasce al canzone più trascinante e allo stesso tempo più minimale dei Queen: un ritmo costante fatto nel modo più semplice possibile, battendo le mani e i piedi, una linea vocale particolarmente aggressiva cantata da Freddie Mercury in stato di grazia e dopo oltre un minuto un finale esplosivo con uno degli assoli più potenti di Brian May.
Durante le registrazioni di We Will Rock You ai Wessex Studios i Queen sovraincidono il suono del loro battito di mani e di piedi e aggiungono un delay di pochi secondi per ottenere l’effetto di una folla, attaccano la chiusura dell’assolo in tre parti di Brian May all’intro di pianoforte di We Are The Champions e mettono i due brani all’inizio dell’album News of the World come se fossero una dichiarazione di intenti.
«Mi ricordo quando ho detto agli altri della band: in questa canzone non ci sono né batteria né basso, c’è soltanto da battere i piedi e cantare per la maggior parte del tempo’. Non è stato facile”.
Legati insieme, i due brani diventano uno dei momenti musicali più famosi del rock anni 70, un singolo doppio che entra nella top 10 nelle classifiche di tutto il mondo e un classico di tutti i concerti dei Queen.
Cinque minuti e quattro secondi di musica, la perfetta combinazione di due inni che dal 1977 risuona in tutti gli stadi del mondo, negli eventi sportivi e in ogni momento di aggregazione, perché come ha detto Brian May: «La nostra musica è fatta per unire le persone»
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