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The Doors, Riders On The Storm dopo 50 anni ha finalmente il suo video ufficiale. Guardalo qui e scopri la storia
Il filmato, diretto da Brendo+Gonfiantini, arriva 50 anni dopo la pubblicazione dello storico disco L.A. Woman
A 50 anni dall'uscita di L.A. Woman, l'ultimo disco dei The Doors con Jim Morrison, la band californiana ha pubblicato il video ufficiale di Riders On The Storms, il capolavoro del Re Lucertola.
Diretto dai registi Brendo+Gonfiantini il video rende omaggio alla storia e al retaggio del brano, pieno di tutti quegli elementi e stilemi che lo hanno reso la canzone una delle più lisergiche e immaginifiche nella produzione di Jim Morrison.
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L’ultimo disco dei The Doors che esce il 19 aprile del 1971 e si intitola L.A. Woman è il ritorno della band al blues rock travolgente degli esordi e anche il testamento artistico di Jim Morrison.
I The Doors non hanno più un produttore (Paul A. Rotschild che ha registrato tutti i loro dischi li ha mollati), allestiscono una sala prove nel loro quartier generale al numero 8512 di Santa Monica Boulevard con un registratore ad otto piste, il loro fidato tecnico del suono, Bruce Botnik e un po’ di poesie nuove scritte da Jim. Il risultato è secondo i critici uno dei loro album migliori. Jim Morrison lo commenta con orgoglio dicendo semplicemente «This is blues», «Questo è il blues» e in una delle sue ultime interviste rilasciata alla rivista Creem nel 1971, sembra voler salutare tutti con queste parole toccanti e definitive: «Non sono pazzo, mi interessa la libertà. Buona fortuna».
Sono passati solo 4 anni da quando Jim Morrison è uscito dall’università UCLA dove ha studiato cinema e sono successe tante cose: è diventato il simbolo della Summer of Love e della ribellione generazionale di fine anni ‘60, una superstar del rock, un nemico per la società, processato e condannato per essersi spogliato sul palco durante un concerto a Miami nel 1970 (anche se non è vero). Jim vuole scappare a Parigi con la sua Pamela Courson per dedicarsi solo alla poesia e nei suoi ultimi mesi a Los Angeles, la città-donna celebrata nel titolo dell’ultimo album dei Doors è un vagabondo rock che vive allo Chateau Marmont vaga di notte ubriaco tra Sunset Boulevard, Santa Monica e Venice Beach e i suoi bar preferiti che si chiamano Palms, Phone Boots e Barney’s.
Nel 1968 pubblica due libri di poesie, The Lords /Notes on Vision e The New Creatures e nell’estate del 1969 gira nel Deserto del Mojave insieme a Frank Lisciandro e Paul Ferrara un film sperimentale intitolato HWY: An American Pastoral, un’inquietante storia in cui interpreta un autostoppista che attraversa il deserto e (dopo aver fatto una telefonata al poeta Michael McClure) finisce il suo viaggio misterioso seduto al bancone del club Whiskey a Go Go sul Sunset Strip.
È la stessa atmosfera della canzone definitiva di Jim Morrison, Riders on the Storm il momento più alto del misticismo, dell’impatto visivo e del senso di pericolo dei The Doors. La canzone nasce da una jam session in cui la band fa una cover di Ghost Riders in the Sky del cantante country Stan Jones e da un testo in cui Jim Morrison si ispira alla storia del serial killer Billy Cook che tra il dicembre 1950 e il gennaio 1951 uccide sei persone in un allucinante viaggio di 22 giorni in autostop tra il Missouri e la California, prima di venire arrestato e giustiziato a San Quintino: «C’è un killer sulla strada / Il suo cervello si agita come un rospo».
Riders on the Storm inizia con un tuono e finisce sette minuti dopo con lo scroscio di un temporale: è il simbolo di un’epoca che finisce, quella degli ideali della controcultura hippy degli anni ’60 che si spegne con l’arrivo degli anni ’70, la guerra del Vietnam, la repressione da parte del governo degli ideali del Peace&Love e la violenza. Come ha detto una volta Joni Mitchell: «L’entusiasmo di Woodstock si è trasformato in una depressione da abuso di droghe e la mia generazione è entrata in un decennio di apatia, prima di decidere di diventare avida e pornografica». Jim Morrison ha raccontato tutto questo con il suo linguaggio oscuro e intenso da poeta, creando una delle canzoni più potenti e cinematografiche nella storia del rock.