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Jim Morrison, la storia dei suoi ultimi giorni di vita a Parigi

La relazione con Pamela, l'amore per la lettura, il lato oscuro di Parigi e le ultime strane frequentazioni

Jim Morrison, la storia dei suoi ultimi giorni di vita a Parigi

03/07/2025

Quando Jim Morrison lascia gli Stati Uniti per andare a Parigi, vuole essere riconosciuto come un poeta. Nella musica è arrivato quasi per caso, trascinato dal talento e da una presenza fisica travolgente che lo ha reso da subito un’icona, ma quando è scappato dalla famiglia in Florida ed è arrivato sulla spiaggia di Venice Beach nel gennaio del 1964 aveva con sé un quaderno pieno di poesie, molti libri di letteratura romantica inglese e della scena beatnik di San Francisco in testa e il sogno di diventare scrittore e studiare cinema alla UCLA.

Nel 1969 ha anche pubblicato raccolte di poesie con il nome James Douglas Morrison, per distinguersi dalla sua immagine da rockstar.

Il cosiddetto “Miami Incident” in cui viene processato (e condannato) con l’accusa di aver mostrato le parti intime sul palco durante un concerto al Dinner Key Auditorium di Miami il 1 marzo 1970 segna per lui, già provato dalla dipendenza da alcol, un punto di non ritorno.

Jim Morrison sapeva di avere un’influenza non comune sul pubblico, si riteneva uno sciamano, evocatore di un mondo ribelle: «Mi piace tutto ciò che riguarda la trasgressione o il rovesciamento dell'ordine costituito» diceva, «Mi interessa qualunque cosa abbia a che fare con la rivolta, il disordine, il caos, in particolare le attività apparentemente prive di significato. Mi sembra sia questa la strada per la libertà».

Il linguaggio del rock’n’roll però per lui non funzionano più. Già al concerto dei The Doors del 30 agosto 1970 all’Isola di Wight, l’evento più grande della stagione dei grandi festival, davanti a 700.000 persone (più di Woodstock), Jim Morrison chiede il palco buio e non vuole avere luci puntate contro di lui. Nel marzo 1971, Jim Morrison raggiunge la sua fidanzata e musa Pamela Courson in un appartamento che lei ha affittato al numero 17-19 di Rue de Beautreillis nel quartiere di Le Marais. Inizia così una delle storie più tragiche e misteriose del rock.

Il 3 luglio 1971, alle sei del mattino, Pamela Courson trova Jim Morrison morto nella vasca da bagno. La causa ufficiale della morte è arresto cardiaco, e siccome la legge francese non lo prevede, non viene effettuata l’autopsia. Jim Morrison aveva 27 anni, come Jimi Hednrix e Janis Joplin morti rispettivamente nove e otto mesi prima, il 18 settembre e il 4 ottobre 1970. Quando arriva a Parigi è visibilmente ingrassato, ha la barba lunga, sta cercando di liberarsi dalle sue dipendenze. A Parigi si trova bene.

Passa il tempo in Place des Vosges leggendo e scrivendo, frequenta la libreria Shakespeare and Company di fronte a Notre Dame, dagli anni 20 punto di ritrovo di scrittori come Hemingway, Joyce e Ezra Pound (ancora oggi offre ospitalità agli artisti che cercano ispirazione a Parigi), frequenta i locali di Saint-Germain-des-Prés come il Café de Flore o Les Deux Magots. Secondo Ray Manzarek, Pamela Courson è sempre stata la sua anima gemella: «Non esisteva nessuno al mondo che riuscisse a complementare in modo così perfetto la sua stranezza». Ma è proprio Pamela a trascinare Jim nel lato oscuro di Parigi, nei locali della Rive Guache come il Rock’n’Roll Circus o l’Alcazar, e frequentando un personaggio controverso, Jean de Breteuil, nobile francese che vive tra Londra e Parigi, amico di Keith Richards e Anita Pallenberg e spacciatore di eroina delle rockstar.

L’ultima notte di Jim Morrison può essere ricostruita solo dalle testimonianze di Pamela Courson (che morirà di overdose tre anni dopo, anche lei a 27 anni). Hanno cenato insieme in un ristorante cinese prima di andare al cinema a vedere un film con Robert Mitchum (Notte senza fine del 1947) e poi sono tornati a casa. Di notte, Pamela si sveglia perché sente Jim respirare affannosamente. Lui gli dice che sta bene, e che vuole andare a farsi un bagno. La mattina dopo lei lo trova morto, e comincia a dare notizie contraddittorie. Ai giornalisti dice che si trova in ospedale, al manager dei Doors, Bill Siddons dice che sta bene ma quando Siddons arriva dagli Stati Uniti il 6 luglio, trova Jim già chiuso nella bara e un certificato di morte già firmato. Secondo alcune ricostruzioni, tra cui quella fatta da Sam Bennett, proprietario del Rock’n’Roll Circus e amico di Jim, sarebbe morto di overdose accidentale di eroina nel bagno del suo locale e poi portato a casa in un disperato tentativo di rianimarlo. Marinane Faithfull ha detto che la dose di eroina gli è stata data da Jean de Breuteil, al tempo suo fidanzato. Una versione che non può essere verificata, perché Jean De Breteuil muore anche lui di overdose nel 1974.

L’unica cosa certa, e la più importante per l’eredità artistica di una delle figure più importanti del rock e della cultura degli anni ’60, è che Jim Morrison viene riconosciuto come poeta e per questo è stato sepolto nel cimitero degli artisti di Père Lachaise a Parigi, vicino a personaggi che ammirava come Oscar Wilde. La sua tomba si trova nella Division 6 di Rue du Repos, e sulla lapide c’è un’iscrizione molto semplice:

James Douglas Morrison
1943-1971

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