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Nirvana, l'incredibile storia di "Endless, Nameless", la traccia nascosta di Nevermind

Nata durante le registrazioni di Lithium, secondo Kurt Cobain la traccia voleva essere un "tributo ai Beatles"

Nirvana, l'incredibile storia di "Endless, Nameless", la traccia nascosta di Nevermind

25/10/2021

Esiste una lunga storia delle tracce nascoste dagli artisti nei loro album, dai Beatles ai Clash ai Tool che si sta perdendo nell’era della musica in digitale in cui è praticamente impossibile sorprendere l’ascoltatore.

Una delle tracce nascoste più famose (e vendute) della storia è quella inserita dai Nirvana alla fine di Nevermind, il tredicesimo pezzo intitolato Endless, Nameless che nell’edizione originale in CD uscita inizia circa dieci minuti dopo Something in the Way e viene anche pubblicata come come B-Side del singolo Come as You Are nel marzo 1992.

Oltre sei minuti di furore, feedback, distorsioni di basso e chitarra e rullate di batteria registrata dal vivo ai Sound City Studios di Van Nuys senza sovraincisioni, con Kurt Cobain che grida delle parole che lui stesso ha detto di non ricordare bene (probabilmente dice «I think I can, I know I Can») in un microfono vintage Shure SM57 progettato per gli show radiofonici parlati e non per la musica in cui entrano tutte le onde distorte della chitarra e del basso creando un vero caos sonoro, e poi distrugge la sua chitarra, una Fender Stratocaster giapponese. Secondo il biografo dei Nirvana Michael Azzerad, il gesto di Kurt segna la fine della giornata di registrazioni, perché era l’unica chitarra per mancini disponibile in studio.

L’esplosione di rabbia di Endless, Nameless nasce mentre la band sta tentando di registrare Lithium, ma non riesce a chiudere il take. Kurt si arrabbia e dice a Krist Novoselic e Dave Grohl di suonare la jam session con cui chiudono i concerti e scarica tutta la sua frustrazione in quel muro noise che ricorda molto le sperimentazioni dei Sonic Youth. «Kurt era veramente fuori di testa, urlava e tirava calci a tutto quello che aveva intorno in studio» ha ricordato Butch Vig, produttore dei Nirvana.

Dal vivo, Endless, Nameless arriva a durare anche dodici minuti, e si conclude spesso con la band che sfascia gli strumenti prima di lasciare il palco. La prima volta che i Nirvana la suonano è ad uno show benefico contro la Guerra del Golfo il 18 gennaio 1991 in un college di Olympia, nello stato di Washington, l’ultima il 13 dicembre 1993 al Pier 48 di Seattle davanti alle telecamere di MTV per lo show Live and Loud (in cui Kurt sputa e sorride alla telecamera) con il pubblico che invade il palco mentre Kurt e Krist distruggono tutto, segna in modo evidente l’incredibile parabola della band più radicale della scena underground americana che si ritrova al successo nel mainstream.

Il giorno dopo averla registrata in studio, i Nirvana decidono di includere Nameless, Endless nella tracklist di Nevermind: «Perché l’ultimo pezzo era Something in the Way, che era piuttosto lento» ha detto Dave Grohl. «Era una specie di scherzo all’ascoltatore» ha detto un discografico della Geffen Records, «Il CD finisce, stanno camminando per casa e boom! Arriva quella canzone».

La prima stampa di Nevermind esce senza la traccia fantasma (e per questo acquista un valore tra i collezionisti) e Kurt Cobain insiste perché venga inserita subito. Secondo chi lo conosceva bene, era anche il suo modo di rendere omaggio ai Beatles, i creatori della traccia fantasma, che nel 1969 su Abbey Road 14 secondi dopo la fine dell’ultimo pezzo, The End hanno inserito un pezzo nato da una jam session intitolato Her Majesty.

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