Rock News
24/07/2025
Quando suonava con la sua prima band, i Reaction nei pub della sua città, Truro, ad un certo punto Roger Taylor aveva deciso di piazzare la sua batteria al centro del palco e di cantare le canzoni della band, diventando il frontman batterista. “Noi eravamo bravi musicisti – ha ricordato uno dei suoi compagni di band, Michael Dudley – ma Roger è sempre stato un passo avanti a noi».
Diventa così famoso in Cornovaglia che quando i Queen fanno uno dei loro primi tour nel luglio 1970 partendo proprio da Truro, sui cartelloni c’è scritto: The Legendary Drummer of Cornwall.
Eppure, in una recente intervista con la stampa inglese Roger Taylor ha spiegato che il segreto per essere un grande batterista è: «Non mettersi in mostra ma suonare pensando a tutta la canzone, e non limitarsi a tenere solo il tempo».
Roger Taylor ha detto di essere «Fortunato» ad avere le caratteristiche fisiche giuste per un batterista, «Il ritmo è qualcosa che hai dentro, oppure no. E i polsi sono importanti perché è con quelli che dai il colpo», ha spiegato che alla base della grandezza dei Queen, prima con Freddie Mercury e oggi durante i tour mondiali del progetto Queen + Adam Lambert c’è la sua chimica naturale con Brian May («Da sempre, sul palco e in studio ognuno di noi due è in grado di capire esattamente cosa vuole l’altro») e ha raccontato che il suo primo strumento è stato l’ukulele: «Ma non sapevo suonarlo».
Gran parte della sua storia, nel corso della quale è diventato il prototipo del batterista rock’n’roll bello, biondo, amante delle macchine veloci e delle donne, nasce da Truro, una città di provincia da cui non voleva fare altro che scappare. Taylor ha descritto la sua giovinezza nel testo di Drowse dall’album A Day At The Races: “E’ la fantastica sonnolenza delle domeniche pomeriggio, che ti annoiava fino a farti piangere di rabbia”.
La rivelazione è arrivata a 12 anni ascoltando Rock Around the Clock di Bill Haley & his Comets, e poi è arrivato Little Richard, che ha descritto come: «Il numero uno». Le prime esperienze con la batteria sono ovviamente in casa: «Suonavo i pezzi di Roy Orbison battendo sulle pentole di mia madre con i cucchiai di legno» ha raccontato in un numero speciale di Rhythm Magazine a cui hanno partecipato anche Matt Cameron dei Pearl Jam e Taylor Hawkins dei Foo Fighters.
A Natale del 1961 suo padre gli regala una grancassa e un tom tom di seconda mano, e Roger risparmia otto sterline per comprarsi dei piatti Zidjian nuovi e un altro tom tom: «Il fatto di potermi permettere solo un pezzo di batteria alla volta è stato un allenamento incredibile. Ho imparato ad usarli tutti al meglio e a tirare fuori il massimo». Anche suonare dal vivo il più possibile aiuta ad imparare: quando nel 1963 fonda il suo primo gruppo, i Cousin Jacks fa concerti in tutta la Cornovaglia «In cambio di una manciata di noccioline» ha raccontato, «Ma è stato durante quei concerti che ho creato il mio stile, mettendo insieme le mie influenze che andavano da John Bonham a Mitch Mitchell al jazzista Louie Belson».
Il suo consiglio finale di Roger Taylor ai giovani batteristi è quello di capire che: «Il batterista guida la band, deve aggiungere qualcosa al suono e non solo far parte di tutto quello che tiene il tempo. La cosa più importante è suonare mettendosi al servizio della canzone».
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