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30 anni di Out Of Time, il disco che cambiò per sempre la carriera dei R.E.M.
il 12 marzo 1991 la band di Michael Stipe pubblicava il disco che avrebbe cambiato per sempre la loro storia
Esistono dischi che sono fatti per essere ascoltati soprattutto per ricordare i tempi passati, per emozionarsi con sonorità superate o certamente caratteristiche di un determinato periodo storico. E poi ci sono quegli album che ogni volta che appoggiamo sul nostro giradischi ci regalano nuove sensazioni, con messaggi senza tempo e melodie perfette. Uno questi dischi, in grado di fregarsene delle mode e superare i decenni con una freschezza spiazzante è sicuramente Out Of Time dei R.E.M. che oggi compie 30 anni.
Pubblicato dalla band di Michael Stipe il 12 marzo 1991 contiene alcuni dei brani più immortali mai scritti dal gruppo di Athens, in grado di incanalare messaggi e speranze ancora oggi di una modernità senza tempo. Pochi giorni fa, durante un'intervista rilasciata ad Apple Music, Michael Stipe e Mike Mills hanno parlato dell'eredità sonora e culturale di questo album, precursore dei tempi e porta d'ingresso in un anno musicale (il 1991) senza paragoni.
"Se fai qualcosa, diventa una parte del tuo DNA", ha dichiarato il frontman Michael Stipe, "Abbiamo lavorato così duramente e così a lungo su quelle canzoni e su quei testi, ne abbiamo compreso le melodie, poi abbiamo compreso i testi e come unire nel modo migliore musica e parole". A proposito di Losing My Religion, una delle tracce più enigmatiche e belle mai scritte dalla band, Mike Mills ha ricordato quanto rappresenti per lui quel brano: "Mi vengono i brividi solo a pensarci ora perché c'era così tanta gioia. Scrivendo quella canzone e suonando quella canzone abbiamo reso felici così tante persone, è stato solo un piacere poterlo fare. Essere in grado di infondere energia e divertimento in tutti, è ancora emozionante pensarci".
Scopriamo insieme aneddoti più curiosi legati a questo album e in particolar modo a due dei brani più caratteristici della band, Losing My Religion e Shiny Happy People.
- Il vero significato di Losing My Religion
In molti si sono sempre chiesti quale sia il vero significato del brano. Si parla veramente di religione? Quali erano gli intenti di Michael Stipe? È una canzona romantica o di protesta? La risposta arriva dallo stesso frontman, che ha raccontato qualcosa di più durante una intervista al New York Times del 1991.
Innanzitutto, Losing My Religion non parla di religione, il testo non è incentrato su una persona che perde la fede. Il titolo della canzone riprende un modo di dire usato nella zona meridionale degli Stati Uniti e significa "perdere la pazienza" o "perdere la ragione". Un canto disperato, quindi. Il protagonista della canzone soffre per amore, ama ma non è corrisposto, fino a quando questo dolore arriva a un punto di rottura, da cui non è più possibile tornare indietro. Michael ha anche rivelato che il pezzo è ispirato a Every Breath You Take dei The Police. È una canzone spirituale senza dubbio, che però nasce dal sentimento amoroso.
Ma non è tutto. Secondo quanto c'è scritto nel libro "A Companion to Media Studies", di Angharad N. Valdivia, tra le righe del testo si leggerebbe la volontà del cantante - conscia o inconscia che sia - di esprimere il disagio per la sua fama ritrovata, un modo per dire ai fan di guardarlo oltre le luci dei riflettori ("That's me in the spotlight") e di arrivare direttamente alla sua anima. Qualsiasi sia il significato, questa meravigliosa canzone è in grado di arrivare a tutti, indipendentemente dall'età e dalla latitudine. Losing My Religion è e resterà per sempre un pezzo incredibile, oltre le tendenze e le mode del momento.
- L'avversione di Michael Stipe per "Shiny Happy People"
Come capita a molti artisti, alla fine anche Michael Stipe ha finito per “odiare” alcuni pezzi scritti durante la sua carriera. Come riportato in una passata intervista rilasciata al Guardian, se brani come The Lifting, World Leader Pretend e Strange Currencies non sono esattamente tra i suoi preferiti, c’è una canzone che il cantante proprio non sopporta. Si tratta di Shiny Happy People, il secondo singolo estratto da Out Of Time.
Nonostante sia una delle canzoni più conosciute della band, moltissimi fan non la apprezzano e la considerano un po’ sciocca, sebbene sia una canzone allegra. Michael Stipe sembra condividere la loro opinione, anche se in realtà in più occasioni ha difeso questo pezzo, spiegando che è molto più oscuro di quanto la gente non pensi. In seguito, però, il frontman ha ammesso che la canzone ha uno “scarso appeal” e che non la sopporta più. Non a caso, il brano è poi stato escluso dalle setlist dei concerti della band.
Dopo qualche anno, come riporta Stereogum, Stipe è tornato a parlare di questo pezzo, ammettendo che è stato un esperimento di canzone pop riuscito male. “Era una canzone scritta per i bambini – ha spiegato – infatti piace molto agli alunni delle scuole elementari di tutto il mondo per quel che so”. A qualcuno questa canzone almeno apparentemente allegra continua a piacere, ma una cosa è certa: in effetti, Shiny Happy People non è neanche lontanamente paragonabile a capolavori dei R.E.M. come Losing My Religion o Everybody Hurts.