Rock News
26/04/2025
Chi ha detto che dobbiamo ascoltare solo musica che ci piace? Per sfuggire alla logica dell’algoritmo che regola lo streaming, ottimizzando al massimo la nostra esperienza di ascolto e rendendola molto più facile ma riducendo anche la nostra capacità di scoprire musica che non conosciamo, sorprenderci e a volte anche sbagliare, possiamo provare ad ascoltare anche canzoni e artisti che non ci piacciono.
È quello che sostiene la ricerca di un professore di arti sonore del Columbia College di Chicago, Florian Hollerweger riportata sul blog di tecnologia Gizmodo.
L’approccio della ricerca è filosofico: qual è il suono che in assoluto dà più fastidio all’essere umano? "E’ un concetto molto evasivo" dice il professor Hollerweger, "dipende non solo dalle caratteristiche specifiche di ogni individuo ma anche dallo stato d’animo e dalle circostanze in cui si trova. Credo sia un esempio del grande potere emotivo che i suoni hanno su di noi, sia quelli che e percepiamo come negativi, come le unghie grattate su una lavagna, sia il suono più bello al mondo, la musica". In pratica, quello che per qualcuno è un suono fastidioso per altri può diventare la base per creare musica bellissima.
La storia di generi musicali sperimentali come l’Industrial o il Kraut Rock lo dimostra: band come Nine Inch Nails,i Kraftwerk, il Lou Reed estremo dell’album Metal Machine Music del 1975, il Bowie elettronico della Trilogia Berlinese (Low, Heroes, Lodger) pubblicata tra il 1976 e il 1979, i Joy Division più cupi di Closer e le contaminazioni metal di band come Ministry o Rammstein non esisterebbero se, come sottolinea Hollerweger, gli artisti scegliessero suoni che piacciono a tutti.
Nel suo articolo il professore cita anche il compositore inglese Trevor Wishart, guru della “sound art” che nel 2004 ha creato una complessa composizione musicale intitolata Imago partendo da un singolo rumore, quello di due bicchieri da whisky che si toccano per un brindisi, trasformandolo in una moltitudine di suoni che riproducono il canto di un uccello, le onde dell’oceano fino alla voce umana. "Il suono in tutte le sue forme è una manifestazione della bellezza della natura stessa" dice Hollerweger. Tornando alla musica, la ricerca dimostra una cosa: provando ad ascoltare anche quello che non ci piace forse possiamo scoprire qualcosa in più di noi stessi, andando oltre le nostre quotidiane e sicure preferenze di genere.
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