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The Rolling Stones, Keith Richards racconta la storia del primo incontro con Mick Jagger. Leggila qui

Redazione Virgin Radio

In una lettera scritta alla zia all'età di 18 anni Keith Richards racconta il primo incontro con la futura voce degli Stones

Non tutte le band riescono a resistere alla prova del tempo, non solo per la loro capacità di continuare a comporre dischi in grado di catturare l’interesse del pubblico, ma anche per la solidità dei rapporti che si creano tra i vari componenti. I Rolling Stones sono tra le rockband che sono riuscite a restare sulla cresta dell’onda per 50 anni, non solo grazie al potere della loro musica che, ancora oggi, riesce ad appassionare tantissimi fan, ma anche grazie al rapporto speciale e unico che si è creato tra due dei fondatori della band, ovvero Mick Jagger e Keith Richards.

Di certo nella loro lunga e tumultuosa vita da rockstar hanno incontrato anche delle difficoltà, ma sono sempre riusciti a superarle, proprio perché tra di loro c’è un reale e sincero rapporto di amicizia che li unisce ancora oggi. Le strade dei due musicisti si sono incontrate a Londra quando erano solo degli adolescenti: da quell’incontro è nato un sodalizio incredibile che li ha portati a comporre musica ormai immortale e a esibirsi sui palchi di tutto il mondo.

Sullo sfondo dell’Inghilterra degli anni ’60, il diciottenne Keith incontrò Mick per caso in una stazione; in realtà, i due si erano già conosciuti alla scuola elementare, ma se quel giorno iniziarono a chiacchierare, fu merito di Chuck Berry: Richards, infatti, quel giorno portava con sé sotto braccio un disco del grande musicista americano e fu proprio quell’album ad attirare l’attenzione di Jagger, che decise di attaccare bottone con il coetaneo, proprio iniziando a parlare di musica. I due ragazzi scoprirono così di avere gli stessi gusti musicali e la loro passione per la musica li unì sin da subito.

L’intesa che nacque tra i due fu così grande che Mick invitò Keith a uscire con i suoi amici e ad andare con lui a varie feste. Se sappiamo tutti questi dettagli oggi è grazie a una lettera che Richards scrisse poco tempo dopo a sua zia Patty, una missiva che è poi stata pubblicata nell’autobiografia del chitarrista, Life. Scrivendo alla zia, Keith parla con grande entusiasmo del suo nuovo amico, definendolo addirittura il più “grande cantante rhythm and blues da questo lato dell’Atlantico”. Il chitarrista, inoltre, racconta che Mick lo ha portato con sé in una grande villa di un amico dove c’era persino il maggiordomo che gli ha servito un cocktail alla vodka; lui rimase molto colpito da quel tipo di vita lussuoso al quale non era certo abituato: “Mi sono sentito come un vero lord – ha scritto – e quando me ne sono andato stavo quasi per richiedere la mia corona”.

L’impatto che Mick Jagger ebbe su Keith Richards, insomma, fu enorme sotto vari punti di vista: il cantante lo affascinò con la sua personalità prorompente, ma lo conquistò soprattutto grazie alla grande intesa musicale che si creò subito tra di loro. Non a caso, oltre ad andare per club e per feste insieme, i due misero su un gruppo e iniziarono a fare le prove più volte a settimana; poche tempo dopo i due si esibirono per la prima volta insieme con la loro band al Marquee Club. Il resto è una storia ben nota, una storia che non si è ancora conclusa e che ancora oggi appassiona i fan di tutto il mondo.

Ecco il testo della lettera che Keith Richards scrisse alla zia:

Cara Pat,

mi dispiace molto di non averti scritto prima. Spero che tu stia bene. Siamo sopravvissuti a un altro glorioso inverno inglese. In quale giorno arriverà l’estate quest’anno?

Mia cara, sono stato così tanto impegnato da Natale in poi, oltre al lavoro a scuola. Lo sai che sono appassionato di Chuck Berry e pensavo di essere l’unico fan nei dintorni; una mattina, invece, mentre mi trovavo alla stazione di Dartford, tenevo in mano uno dei dischi di Chuck Berry quando un tizio che avevo conosciuto alle elementari tra i 7 e gli 11 anni mi si è avvicinato.

Lui ha tutti i dischi di Chuck Berry e anche i suoi amici li hanno, sono tutti fan del rhythm and blues, intendo dire il vero R&B (non roba coma Dinah Shore o Brook Benton), come ad esempio Jimmy Reed, Muddy Waters, Chuck, Howlin’ Wolf, John Lee Hooker e tutti i bluesmen di Chicago e le ultime meravigliose novità. Bo Diddley è un altro grande musicista di questi.

Ad ogni modo, il ragazzo della stazione si chiama Mick Jagger e tutte le ragazze e i ragazzi suoi amici si incontrano ogni sabato mattina al ‘Carousel’, una specie di bar davanti al quale sono passato un giorno di gennaio, così ho deciso di fermarmi per cercare Mick. Tutti quanti mi hanno accolto e sono stato invitato a circa 10 feste. Oltre a questo, Mick è il più grande cantante rhythm and blues di questo lato dell’Atlantico e non intendo dire forse, è proprio così. Io suono la chitarra elettrica in stile Chuck, poi abbiamo trovato un bassista, un batterista e un chitarrista ritmico e facciamo le prove 2-3 volte a settimana.

Ovviamente tutti loro navigano nell’oro e vivono in enormi ville isolate, è assurdo, uno di loro ha persino un maggiordomo. Una volta sono andato a trovarlo insieme a Mick (con la sua macchina, di certo non la mia). “Posso portarle qualcosa, signore?”. “Vodka e lime, per favore”. “Certamente, signore”. Mi sono sentito davvero come un lord, quando sono andato via per poco non chiedevo di darmi la corona.

Qui, insomma, va tutto bene. Non riesco a smettere con Chuck Berry. Di recente ho comprato un suo LP direttamente dalla Chess Records di Chicago e mi è costato meno di un disco inglese. Ovviamente abbiamo ancora i nostri cari vecchi, come Cliff Richard, Adam Faith e due nuove sorprese, Shane Fenton e Jora Leyton, robe che tu non hai mai sentito prima. A eccezione di quella palla di lardo di Sinatra ahahah.

Di certo non mi annoio più. Questo sabato vado a un party che durerà tutta la notte. […] 12 galloni di birra e 3 bottiglie di whiskey. Qui mamma e papà sono fuori per il weekend e io mi piegherò fino ad addormentarmi (sono felice di dirlo). Sabato prossimo io e Mick porteremo due ragazze al nostro club R&B preferito a Ealing, nel Middlesex. Lì c’è un tizio che suona l’armonica elettrica, Cyril Dabies, è fantastico, sempre mezzo ubriaco e con la barba incolta, ma suona coma un pazzo, è meraviglioso.

Bene, non mi viene in mente nient’altro con cui annoiarti, quindi ti saluto qui.

Un grande sorriso,

Keith

(Chi altro mai potrebbe scriverti questa roba)”.

 

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