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Mentre i Nirvana si pagarono il primo album, i Pearl Jam puntavano agli stadi: i segreti sulle origini del grunge

Il fondatore della Sub Pop Records ha rivelato alcuni particolari della scena musicale di Seattle

Mentre i Nirvana si pagarono il primo album, i Pearl Jam puntavano agli stadi: i segreti sulle origini del grunge

02/01/2025

Bruce Pavitt è il fondatore della Sub Pop Records, l’etichetta discografica di Seattle nata nel 1986, quella che contribuito alla nascita grunge pubblicando i primi lavori delle band rappresentative di questo genere. Tra queste ci sono, ad esempio, i Nirvana, i Soundgarden e i Mudhoney. Il produttore ha rilasciato un’interessante intervista per il Cobras & Fire Podcast e ha raccontato alcuni dettagli relativi agli esordi di queste band e alla scena musicale di quel periodo.

Era una città piccola, una scena piccola – ha detto, parlando di Seattle – le band si sostenevano a vicenda e ogni settimana si andava a vedere un’altra band. Io facevo le recensioni dei dischi, conducevo programmi radiofonici, suonavo io stesso ed ero una sorta di superfan. Ero molto amico di Mark Arm dei Green River, che in seguito ha fondato i Mudhoney. Ero molto amico anche di Charles Peterson, il fotografo che poi ha documentato molto di quegli anni. Era una comunità di persone davvero divertenti, entusiaste e solidali ed era proprio questo che rendeva tutto così bello”.

Il produttore ha poi raccontato un aneddoto relativo all’esordio dei Nirvana: “Verso la fine del novembre 1988 è uscito Love Buzz/Big Cheese e abbiamo realizzato un’edizione limitata di 1000 copie che sono state numerate a mano – ha spiegato – quello è stato, in realtà, l’inizio di un progetto che abbiamo chiamato Sub Pop Singles Club per far sì che le persone si iscrivessero al club per ricevere dei singoli in edizione limitata. Quello è stato il primo. Ricordo che il giorno dopo la pubblicazione, il mio amico fotografo Charles Peterson mi ha chiamato e mi ha detto ‘Ho organizzato una festa ieri sera, abbiamo messo su Love Buzz e le persone poi continuavano a metterla a ripetizione’. Io gli ho risposto ‘Bene, è un buon segno, forse questi ragazzi riusciranno a sfondare’”.

E infatti quel singolo ha rappresentato l’inizio della scalata verso il successo dei Nirvana. Partendo proprio da quanto stava accadendo in quel periodo, in seguito si è sviluppato quello che è poi diventato il grunge, un genere musicale nato per rompere con la tradizione e prendere una direzione totalmente nuova. Le band che speravano di poter sfondare seguendo questo nuovo percorso indipendente erano davvero tante a quell’epoca, anche se c'era chi già sognava in grande: “Io avevo un background indie-punk – ha spiegato ancora Bruce Pavitt – quindi ero contro le etichette discografiche major, così come lo era Mark Arm. E in quel periodo si è verificata una sorta di rottura sulla scena musicale quando i Green River si sono sciolti. I futuri componenti dei Pearl Jam, Stone Gossard e Jeff Ament, erano soliti dire cose del tipo ‘Vogliamo prendere una strada diversa, vogliamo firmare con una major e vogliamo suonare negli stadi’. Secondo il mio punto di vista culturale, questa idea era piuttosto strana – ha sottolineato – quando i Green River si sono sciolti, sono stati i Mudhoney a rimanere fedeli in un certo senso alla culture indie, mentre Jeff e Stone, che io comunque rispetto molto e considero delle grandi persone, avevano invece una visione diversa, con la quale io non riuscivo a rapportarmi. Loro sono però riusciti ad avere un grande successo, ma di certo in quel periodo c’è stata una sorta di rottura”.

In sostanza, mentre alcuni musicisti hanno scelto la via delle etichette indipendenti, altri, come i futuri Pearl Jam, speravano sin da subito di sfondare e arrivare in alto, fino a riuscire a firmare con una grande etichetta discografica e raggiungere un successo planetario. A giudicare da come sono andate poi le cose, si può dire che le aspirazioni di Gossard e Ament siano state pienamente soddisfatte. Anche i Nirvana hanno raggiunto il grande successo, ma al debutto hanno incontrato non pochi problemi. Il loro primo disco Bleach, infatti, ha rischiato di non essere pubblicato dalla Sub Pop Records.

Questa è una storia davvero assurda – ha spiegato ancora Pavitt – noi abbiamo pensato ‘Dobbiamo farli registrare con noi’, anche se in quel periodo non avevamo ancora realizzato a pieno che sarebbero diventati una delle più grandi band del mondo. Un giorno Kurt mi ha chiamato dicendomi ‘Siamo stanchi di aspettare’. Io gli ho risposto ‘Sarò onesto con te, non abbiamo soldi in questo momento. Pensate di poter affrontare voi la spesa per la registrazione del disco?’, il che tradotto voleva dire ‘Puoi prestarmi i soldi così poi potrò ridarteli?’. Lui in pratica mi ha attaccato il telefono in faccia. Però alla fine – ha proseguito – sono entrati in studio e a finanziarli è stato Jason Everman (primo chitarrista dei Nirvana e bassista dei Soundgarden ndr), anche se poi lui non ha neanche suonato in quell’album. Penso che le cose siano andate così, Jason ha deciso di pagare il conto pur non avendo lavorato a quell’album. Poi quei 608 dollari si sono trasformati in due milioni di copie vendute. Se riesci a creare qualcosa di davvero forte non hai bisogno di spendere molti soldi”.

In seguito, com’è noto, i Nirvana sono passati alla Geffen: “Con noi avevano un contratto, erano l’unica band ad avere un vero contratto con noi perché sono stati gli unici a insistere per averlo – ha spiegato il produttore – così lo hanno firmato e siamo finiti ad avere dei diritti su diversi dischi e a possedere i diritti di Bleach. Non so come, ma alla fine in questo modo ha funzionato per tutti”. Nel 1987 la Sub Pop Records ha pubblicato anche Screaming Life, l’EP di debutto dei Soundgarden con i quali, però, non fu mai firmato un contratto: “Loro poi sono passati alla A&M – ha spiegato Pavitt – con noi non avevano un contratto scritto e così siamo stati costretti a trattare con il loro management per dieci anni per cercare di far quadrare le cose in base a ciò che era il nostro accordo. Perché a quell’epoca bastava una stretta di mano. Con i Mudhoney è andata così. Negli anni ’80 il tipico accordo indie era ‘Pubblichiamo il tuo disco, poi quando inizia a vendere dividiamo i soldi con te’. Era così che si facevano le cose. Nessuno voleva spendere soldi per gli avvocati e per i contratti perché non avevamo soldi. Noi volevamo solo realizzare dischi e pubblicarli. Ovviamente, in seguito quando l’attività è cresciuta, abbiamo iniziato a fare contratti – ha concluso - ma i Nirvana sono stati i primi ad avere un contratto scritto”. E con quel contratto è iniziata una storia destinata a diventare leggenda.

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