Rock News
28/02/2020
Nel 1963 negli Stati Uniti di certo non capitava tutti i giorni di incontrare una ragazza appassionata di blues e soprattutto in grado di eseguire alcuni dei più grandi successi di questo genere. Ecco perché probabilmente gli spettatori di un piccolo locale di San Francisco rimasero a bocca aperta nel veder salire sul palco una musicista che, a soli 20 anni, dimostrò di poter tenere un concerto blues in piena regola, armata solo della sua chitarra e della sua voce graffiante e potente.
Stiamo parlando di una giovanissima Janis Joplin che, inseguendo la sua passione per la musica, in quegli anni lasciò il suo Texas proprio per trasferirsi a San Francisco nella speranza di riuscire a fare ciò che le piaceva di più e ciò che le riusciva meglio: cantare e suonare, appunto. Ma Janis aveva iniziato a far parlare di sé ancora prima di partire per la California, soprattutto nell’ambito universitario.
«Lei osa essere diversa – si legge in un articolo che le fu dedicato sul Daily Texan, un giornale universitario dell’epoca – quando le va cammina a piedi nudi, indossa dei Levis a lezione perché sono più comodi, porta con sé il suo autoharp (strumento musicale a corde pizzicate ndr) ovunque vada così, nel caso in cui sentisse l’esigenza di intonare una canzone, lo avrà sempre a portata di mano. Il suo nome è Janis Joplin».
Nel periodo che trascorse al campus universitario Janis si presentò proprio così e nell’immaginario collettivo divenne ben presto un’icona, una musicista girovaga e ribelle, metà cantante e metà poetessa vicina alla Beat Generation. Nel dicembre 1962 registrò la sua prima canzone, What Good Can Drinkin’ Do, su un nastro a casa di un suo amico studente e per lei fu proprio quello il momento dell’epifania.
Fu allora che Janis capì di doversene andare. Non perse tempo e nel gennaio del 1963 partì: «Semplicemente per andare via – spiegò in seguito – perché la mia testa era in un posto molto diverso». Facendo l’autostop insieme al suo amico Chet Helms, raggiunse San Francisco e una volta lì si immerse totalmente nella beat culture, trovando rifugio nei coffee shop dell’epoca, i punti di ritrovo dove pulsava quella cultura in cui si era riconosciuta, dei locali dove si andava non solo per incontrarsi ma, appunto, anche per fare musica e condividerla insieme agli altri.
Ecco perché la registrazione di quella serata al Coffee Gallery, forse sconosciuta ai più, è qualcosa di immensamente prezioso per il quale dovremmo sentirci fortunati: è una testimonianza di quegli anni ’60, è il racconto di una generazione, è uno spaccato di quell’epoca, ma soprattutto è il ritratto di una giovane artista che aveva trovato la sua strada e che dimostrava di sapere già il fatto suo e di avere già un incredibile talento.
Ascoltando questa registrazione, infatti, scopriamo che quella sera Janis tenne una vera e propria lezione di blues, perché prima di eseguire ogni canzone, la spiegava e ne raccontava brevemente la storia. Per quel concerto, tra l’altro, l’artista scelse alcuni grandi classici tra i migliori della storia della musica americana. «Questa è un pezzo che un sacco di cantanti blues cantano», spiegò, ad esempio, presentando il brano Daddy, Daddy, Daddy. «La versione che eseguo io di questo brano – disse in seguito presentando, invece, Careless Love - fu registrata da Lonnie Johnson negli anni ’20. Lui è un musicista d’altri tempi che non ha mai raggiunto una grande popolarità, ma è ancora molto bravo».
Da quel piccolo palco ai concerti di fronte a un’immensa folla di persone il passo per Janis fu davvero breve: lei era un’artista che credeva davvero nel potere della musica ed era in grado di trasmetterlo con la sua voce e le sue canzoni, conquistando il pubblico ovunque andasse. Ecco perché oggi fa ancora male pensare che la sua vita e la sua carriera siano finite così presto e in modo così tragico. Possiamo consolarci solo con la sua musica e, appunto, riascoltando quella lezione di blues tenuta in un locale di San Francisco.
Ecco la scaletta di quell’esibizione:
Leaving’ This Morning (K.C. Blues)
Daddy, Daddy, Daddy
Careless Love
Bourgeois Blues
Black Mountain Blues
Gospel Ship
Stealin
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