05/08/2009
La storia del rock è disseminata di album capolavoro diventati pietre miliari della musica non solo per la qualità della musica ma per l'lato livello delle copertine. Provocatorie, scioccanti, perverse, artistiche… la cover di un album, specialmente ai tempi degli Lp, erano il biglietto da visita di un artista.
Piccole opere d'arte pensate ad hoc come fossero dei veri e propri quadri. E allora ecco che alcuni grandi artisti (pittori e fotografi) della scena pop contemporanea hanno ceduto alle lusinghe del rock disegnando alcuni capolavori diventati celebri quanto le note stesse.
Andy Warhol, il profeta della pop art, ne ha disegnate più di sessanta tra cui spiccano senza dubbio "The Velvet Underground & Nico” con le istruzioni a lato della banana con scritto ‘peel slowly and see' o "Sticky Fingers” dei Rolling Stones (1971) ma come dimenticare Peter Blake e il suo ‘collage' umano pensato per "Sgt. Peppers Lonely Heart” dei Beatles.
Il grande fotografo Robert Mapplethorpe con il ritratto a Patti Smith per "Horses” (1975) passando per Keith Haring e Jean-Michel Basquiat fino a Herb Ritts, Roger Dean e Hipgnosis per finire in Italia impossibile dimenticare la copertina di "Hollywood Hollywood” di Roberto Vecchioni disegnata da Andrea Pazienza.
Un legame, quello arte e musica, che ha sempre affascinato gli artisti proiettati nella difficilissima impresa di trovare una chiave per disegnare la musica.
Un dilemma a cui la mostra "Cover – L'arte a 33 giri”, a Napoli al Museo Madre fino al 7 settembre (ingresso gratuito), cerca di dare risposta e visibilità a queste particolari opere d'arte raccontando cinquant'anni di storia del rock attraverso le copertine dei suoi album.
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