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Dave Grohl sull'autobiografia dei Mötley Crüe "The Dirt": «L’ho letta. Fa ridere, ma è una schifezza»
Il frontman dei Foo Fighters: «È esilarante, ma li fa sembrare dei perfetti idioti che si facevano ogni ragazza e ogni tipo di droga»
In passato, Dave Grohl è stato molto critico riguardo alle autobiografie rock: «Quando mi chiedono se ne scriverò una rispondo: assolutamente no. È la cosa più egoista e autoreferenziale che si possa fare». In una intervista in particolare, aveva attaccato duramente “The Dirt: Confessions of the World’s Notorious Rock Band” la biografia dei Mötley Crüe (scritta in collaborazione con il giornalista Neil Staruss) uscita nel 2001 e diventata un film su Netflix diretto da Jeff Tremaine. «L’ho letta. Fa ridere, ma è una schifezza». Secondo Dave Grohl il racconto senza censure della vita folle e delle dipendenze dei Mötley Crüe è troppo assurdo: «È esilarante, ma li fa sembrare dei perfetti idioti che si facevano ogni ragazza e ogni tipo di droga. Non credo che nessuno voglia sapere così tanto»
Eppure, alla fine anche lui ha finito per scrivere la sua autobiografia, “The Storyteller. Storie di vita e di musica” uscita nel 2021 e diventata subito un bestseller. «E così, ho scritto un libro. Avevo accarezzato l'idea per anni e mi erano state offerte tante opportunità piuttosto discutibili. “È un gioco da ragazzi! Fai solo 4 ore di interviste, trovi qualcuno che lo scriva, metti la tua faccia in copertina e voilà!”), ma io volevo scrivere queste storie come ho sempre fatto: di mio pugno» ha spiegato Dave Grohl nella prefazione «La gioia e l'euforia che ho provato scrivendo questo libro è molto simile a quella che sento quando riascolto una canzone che ho registrato e che non vedo l'ora di condividere con il mondo, o quando leggo un mio vecchissimo appunto su un taccuino macchiato, o ancora quando sento la mia voce che rimbalza tra i poster dei Kiss nella mia camera da bambino. Ho fatto il punto di tutte le esperienze che ho avuto nella vita, incredibili, difficili, divertenti ed emozionanti, e ho deciso che era ora di metterle finalmente su carta».
Si dice che sia stato il periodo di isolamento causato dalla pandemia all’inizio del 2020 a spingerlo a raccontarsi: prima ha aperto una pagina Instagram e poi come ha confessato lui stesso: «Mi sono reso conto che il mio lavoro con i Foo Fighters sarebbe stato fermo, e ho deciso di concentrare tutta la mia energia creativa nello scrivere». Il risultato è una delle biografie più interessanti nel mondo del rock, piena di aneddoti interessanti, dal suo incontro con Prince e David Bowie alla volta che è volato dall’Australia in California per non perdersi il ballo “padre e figlia”, fino alle esperienze raccontate nella prefazione: «Improvvisando con Iggy Pop, o suonando alla notte degli Oscar o ancora ballando con gli AC/DC e la Preservation Hall Jazz Band, o suonando la batteria per Tom Petty e incontrando Paul McCartney alla Royal Albert Hall, fino alle favole della buonanotte di Joan Jett e a un incontro casuale con Little Richard».