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Foo Fighters, ecco perché William Goldsmith odia Dave Grohl: "Tutto quello che facevo per lui non andava bene"

Redazione Virgin Radio

Il primo batterista della band: "Mi fece fare 96 take di un pezzo, per un altro la registrazione durò 13 ore"

Da quando ha formato i Foo Fighters nel 1994 per continuare a scrivere canzoni dopo la fine tragica dei Nirvana, Dave Grohl ha sempre cercato gli elementi positivi della vita di una rock band, l’energia condivisa, l’amicizia e l’intesa artistica, ed è riuscito a trasmetterla al pubblico diventando uno dei personaggi più positivi e più amati nel mondo del rock. Eppure, anche nella storia dei Foo Fighters ci sono dei momenti oscuri e (anche se sembra impossibile) esiste qualcuno a cui Dave Grohl non piace. È William Goldsmith il primo batterista della band, che ha fatto parte dei Foo Fighters dal 1994 al 1997 ed è stato sostituito da Taylor Hawkins.

Nato a Seattle nel 1972, William Goldsmith è cresciuto come batterista nella scena indie rock di del Pacific Northwest, arrivando a suonare anche in quattro gruppi contemporaneamente prima di formare i Sunny Day Real Estate con il bassista Nate Mendel, e di pubblicare due album (Dairy del 1994 e Sunny Day Real Estate del 1995) con l’etichetta Sub Pop. Quando Dave Grohl decide di trasformare il suo progetto solista in una band (ha registrato quindici canzoni suonando tutti gli strumenti, tranne in uno in cui c’è la chitarra di Gregg Dulli degli Afghan Whigs), chiama l’ex chitarrista dei Germs  Pat Smear che ha già suonato in tour con i Nirvana, Nate Mendel e William Goldsmith.

Quando esce il primo album Foo Fighters, la band esplode subito grazie al talento da performer e alla personalità di Dave Grohl, passa mesi in tour e arriva anche sul palco del festival di Reading in Inghilterra. William Goldsmith non è pronto a lasciare l’underground: «Andava tutto bene quando suonavamo nei piccoli club, poi è diventato un gioco a dominare il mondo che ha ridotto la creatività». Cominciano i problemi con Dave Grohl, di cui il batterista non sopporta il perfezionismo: «Mi ha fatto fare 96 take di un pezzo, per un altro la registrazione è durata 13 ore» ha raccontato. C’è anche l’insoddisfazione di suonare canzoni a cui non ha contribuito, e le conseguenze di un infortunio alla mano alla fine del tour.

Nella primavera del 1996 i Foo Fighters entrano in studio a Seattle per iniziare a scrivere il secondo album con il produttore Gil Norton: «Sembrava che tutto quello che stavo facendo non fosse mai al livello che voleva» ha detto William. Dave Grohl scarta tutti i pezzi, scioglie momentaneamente la band e quando rientra in studio a Los Angeles nel gennaio 1997 registra nuovamente tutto l’album senza chiamare Goldsmith e suonando lui stesso la batteria. È la fine del rapporto: Godsmith si sente tradito, non accetta la proposta di Dave Grohl di suonare in tour e lascia la band. Al suo posto arriva Taylor Hawkins, e l’album The Colour and the Shape pubblicato il 20 maggio 1997 diventa un grande successo, numero dieci in classifica in America e numero tre in Inghilterra. «Forse il sentimento negativo che provo nei confronti di Dave Grohl potrebbe cambiare se ci incontrassimo a parlare» ha detto William Goldsmith, «Ma finora non è successo».

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