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Queen, Brian May sul Live Aid: "Non sono contento del modo in cui ho suonato. Fu Freddie a farci entrare nella storia"

Il chitarrista inglese: "Era un fiume di adrenalina e di fiducia in sé stesso, ha fatto dimenticare tutti i nostri errori"

Queen, Brian May sul Live Aid: "Non sono contento del modo in cui ho suonato. Fu Freddie a farci entrare nella storia"

19/01/2023

I venti minuti di esibizione dei Queen all’evento benefico Live Aid organizzato da Bob Geldof allo stadio di Wembely a Londra il 13 luglio 1985 è stato votato più volte dai critici e dal pubblico inglese come “Il miglior concerto della storia”.

Bob Geldof ha immaginato il Live Aid come “Un jukebox globale”, trasmesso in diretta televisiva e in scena contemporaneamente anche negli Stati Uniti al Kennedy Stadium di Philadelphia. Venti minuti di show, senza luci ed effetti sul palco, un best of dei pezzi più famosi nella carriera di ogni artista, con un breve soundcheck a disposizione. A Londra ci sono 72.000 persone, a Philadelphia 89.000, sul palco di Wembley a partire dalle 12 salgono tra gli altri Status Quo, Style Council, Elvis Costello, Sting con Phil Collins alla batteria, Bryan Ferry con David Gilmour alla chitarra, U2, Dire Straits.

I Queen arrivano alle 18.41, iniziano il set con Bohemian Rhapsody e chiudono con We Are the Champions dopo aver fatto esplodere lo stadio con Radio Ga Ga, Hammer to Fall, Crazy Little Thing Called Love e We Will Rock You. È il trionfo di Freddie Mercury che si conferma come uno dei migliori frontman nella storia del rock.

In una nuova intervista, però, Brian May ha detto che appena sceso dal palco (per lasciare il posto a David Bowie), non era convinto di aver fatto un grande concerto: “Non siamo andati lì per rubare lo show, volevamo solo dare il nostro contributo. Non eravamo abituati ad esibirci in quel modo e in certi momenti si vede. Non sono del tutto contento del modo in cui ho suonato, credo che il finale di Hammer to Fall sia piuttosto discutibile”. Secondo il chitarrista dei Queen, è stato Freddie Mercury con la sua personalità, il suo istinto e una prestazione vocale ai massimi livelli a far entrare il loro concerto al Live Aid nella storia: “Era un fiume di adrenalina e di fiducia in sé stesso, che ha fatto dimenticare tutti i nostri errori. Sapeva che poteva conquistare il pubblico in un secondo, considerando che non erano persone che avevano comprato un biglietto per vedere noi. Quando è stato annunciato il Live Aid, noi non eravamo neanche confermati. Era un passo verso l’ignoto, ma credo che Freddie non abbia mai avuto dubbi.”

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