Intervista
Dire Straits: ascolta l'intervista esclusiva a Mark Knopfler realizzata da Dr. Feelgood
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Il leggendario chitarrista inglese in occasione della ristampa di Brothers In Arms (40th Anniversary Edition) ci ha raccontato i segreto dell'album
I Dire Straits, in occasione dei quarant'anni dall'uscita di Brothers In Arms, hanno pubblicato una ristampa disponibile su vinile singolo e in due ddizioni Deluxe: Box 5LP e Box 3CD. Per l'occasione Dr. Feelgood ha intervistato il leggendario Mark Knopfler (c'è anche il file audio) per conoscere tutti i segreti di un album entrato di diritto nella storia del rock.
Mark, sono passati 40 anni dall’uscita di Brothers in Arms, il quinto dei sei album pubblicati dai Dire Straits. Oggi, dopo 40 lunghi anni, quali sono i ricordi più immediati che ti vengono in mente di quel periodo?
"Da non crederci, 40 anni? Quando ti diverti il tempo passa veloce! A me sembrano passati 40 minuti. Questa è la cosa più incredibile per me, è quanto velocemente sia passato il tempo. Mi sono divertito un mondo. Mi sono goduto tutto, e non ho altro che ricordi felici. Mi sento davvero la persona più fortunata del mondo. Il fatto che le persone traggano ancora piacere dalla nostra musica significa moltissimo per me. Sono contento che ancora oggi per molti la nostra musica faccia parte della loro vita: per lavorare, per festeggiare e la usino in diverse occasioni, si tratti di nascite, matrimoni, persino durante i funerali. Le persone usano la nostra musica per la loro vita ed è una cosa meravigliosa per me".
Per quanto un artista si concentri sulla parte creativa e della produzione, immagino che il pensiero nelle varie fasi dell’evoluzione del prodotto vada anche verso la risposta che il pubblico potrà dare al suo lavoro. Quali aspettative avevi? Immaginavi potesse raggiungere un tale successo di vendite?
"Assolutamente no. È stata una combinazione di circostanze molto insolita. Suonavamo molto dal vivo, facevamo tanti tour, e credo che la reputazione della band dal vivo fosse buona. La gente voleva vederci suonare, era un buon momento. Poi, quando abbiamo fatto il disco la nostra casa discografica era la Philips, all'epoca Phonogram Philips in Europa. Loro avevano inventato il lettore CD e la pubblicazione dell’album in versione CD fece la differenza: lo suonavano nei negozi in Europa e il pubblico sentì come suonava. Da lì arrivarono un sacco di successi in America. Il primo singolo fu So Far Away. Me lo ricordo bene. Entrò nelle classifiche in America. Poi Walk of Life fu un altro successo, un grande successo in America. E poi Money for Nothing. Penso che quando hai un disco o un album di successo negli Stati Uniti faccia una grande differenza ovunque. Era già un successo in tutta Europa e in diversi posti, ma quando uscì il video di Steve Barron, fece anche questo una grande differenza: raggiunse le masse, il che è stato insolito credo, è stato un momento davvero incredibile. È stato come essere nell'occhio del ciclone".
Le vostre scelte musicali non tenevano in considerazione i trend e cosa andava per la maggiore nel 1977 quando la band è nata. Rispetto a ciò che si sentiva allora, era una band unica e originale. Credo sia stata particolare anche la scelta di aprire l’album con So Far Away e pubblicarla come primo singolo. Bellissima ma certo di minore impatto rispetto a Money For Nothing o Walk of Life, non credi?
"È vero. È stato intenzionale. Ho pensato che fosse un modo migliore per entrare in contatto con le persone. Fu un modo meno impegnativo per introdurli al nostro lavoro, in continuità col percorso che stavamo compiendo. Ma nessuno si aspettava che andasse in quel modo. Nessuno era pronto per una portata del genere allora. Non so se ti ricordi degli show che facevamo a quei tempi. Non erano piccoli spettacoli nei club, erano grandi eventi. Per me era piuttosto insolito fare spettacoli così grandi a quel tempo".
Money For Nothing coinvolse Sting. Come nacque la collaborazione? Siete ancora in contatto dopo tutti questi anni?
"Oh, sì certo, ci sentiamo ancora. Stavamo registrando Money for Nothing a Montserrat nelle Antille, agli Air Studios. Dissi ai ragazzi 'ah come vorrei che Sting fosse qui, mi piacerebbe che cantasse questa parte'. Avevo visto che i Police avevano fatto una pubblicità per MTV che diceva: "Voglio la mia MTV". Ho pensato che potevo trasformarla in una melodia tipo quella che Sting aveva dato a Don't Stand So Close To Me. Eravamo vecchi amici. Mi venne in mente perché avevamo fatto un sacco di concerti insieme. All’inizio abbiamo condiviso un tour in cui abbiamo suonato insieme in un bel po' di concerti, eravamo molto amici. Dissi: 'Vorrei che Sting fosse qui' e qualcuno rispose: ‘Oh ma Sting è qui in vacanza. È qui proprio ora’. Faceva surf con la famiglia e lo abbiamo chiamato. Venne nello studio e iniziò subito a registrare la canzone. Ed è stato fantastico ovviamente, . Quindi funzionò alla grande. È stato perfetto. E ci sono molte altre cose in questo disco che andarono così, coincidenze straordinarie".
Walk of Life è una canzone che piace al primo ascolto, allegra, ballabile… è vero che il produttore Neil Dorfsman la riteneva troppo leggera per far parte di un album impegnato come Brother In Arms?
"Esatto, Neil non la voleva. Ma a me piaceva. Ha influenze cajun, a me e alla band piaceva. Povero vecchio Neil, è stato messo in minoranza. E poi è stato un grande successo negli Stati Uniti e ovunque. È una di quelle canzoni che vengono suonate tantissimo, da persone diverse per motivi diversi. È fantastica".
Amo particolarmente la musica degli Everly Brothers. Ci racconti la storia di Why Worry e la vostra collaborazione?
"Ho sempre amato gli Everly Brothers. E credo che mentre scrivevo Why Worry avevo davvero in mente gli Everly Brothers e sicuramente Buddy Holly. Ero così felice di sapere che gli Everly avrebbero registrato il brano. Durante uno special alla TV americana con Chet Atkins facevo parte della band che lo accompagnava. Gli Everly Brothers erano ospiti in quello show. Ed essere nella band mentre gli Everly Brothers cantano la tua canzone è un'esperienza incredibile, te lo posso assicurare. Sono cresciuto ascoltando gli Everly Brothers e non saranno mai pari a nessun’altro per me. Adoravo assolutamente gli Everly Brothers. E penso che abbiano influenzato tantissimi artisti, ovviamente i Beatles e migliaia di altri artisti. E quindi è stato davvero, davvero emozionante. Sono molto grato di aver preso parte a quello show".
Posseggo tutti gli album degli Everly Brothers, credimi. Tu sei cresciuto ascoltando e suonando rock and roll, country, blues e folk music, molti anni dopo hai collaborato con Bob Dylan. La musica in passato era molto più utilizzata rispetto ad oggi per combattere le guerre. In qualche modo Brothers In Arms tratta questa tematica. In questo momento sono in corso guerre terribili ma non si sentono nuove canzoni contro la guerra. Cosa è cambiato?
"Non lo so. Non sono un esperto in materia. Credo che il modo proporre la musica sia cambiato molto nel corso degli anni, ovviamente. Ma credo che ci siano sempre stati dei limiti su ciò che i DJ potevano realmente suonare e su ciò che le stazioni radio potevano trasmettere. Credo che quando Bob Dylan scriveva canzoni contro la guerra, il pubblico fosse più numeroso e in qualche modo ci fosse forse un po' più di libertà. Credo che ora le decisioni prese dalle radio commerciali siano più aziendali, guidate da comitati e tutto il resto. Ma credo Maurizio che tu ne sappia di più rispetto a questa storia".
Brothers in Arms è stato uno dei primi album prodotti con la registrazione digitale. Immagino fossi consapevole di vivere un cambiamento epocale. Oggi il mondo della musica, della registrazione, della produzione e della distribuzione è completamente diverso rispetto al 1985. Ti mancano quei tempi?
"No nessuna nostalgia. Neil Dorfman, il produttore, è un ingegnere formidabile e voleva progredire in questo campo ed esplorarlo. Quindi è stata davvero una sua decisione, voleva andare avanti e registrare in quel modo. E anche questo fa parte del sapore di quell'album in particolare. E penso davvero che abbia ottenuto risultati straordinari registrando con quel mezzo. Credo che lui, Neil, stesse cercando di ottenere qualcosa che non era mai stato in grado di fare prima, a livello sonoro. E per molti versi ci è riuscito, ma non credo che abbia cambiato il modo di registrare, soprattutto nel senso che il tipo di dischi con cui sono cresciuto, e il tipo di dischi che faccio ora, sono ancora essenzialmente registrazioni analogiche. Quindi sì, è stato un periodo interessante. Tutto si è combinato in quel momento per far suonare quel disco in quel modo. È stata solo una serie di circostanze fortunate per noi. Che nessuno avrebbe potuto prevedere".
Questa mattina ho pubblicato un post sui miei social che diceva che oggi avrei parlato con te, ho invitato i follower a scrivere domande che ti avrebbero rivolto loro. La maggior parte di essi ha detto di dirti grazie, un grazie immenso per aver reso la loro vita migliore.
"Oh, non potrei chiedere di più, un grande abbraccio a loro. Tengo molto al mio rapporto con l'Italia e con i fan italiani. È una fonte di grande piacere e gioia per me. Ci vediamo presto".