Dylan, Bob

Dylan, Bob
Bob Dylan Bob Dylan è forse il cantautore più significativo della scena americana. Con il nome di Robert Zimmerman nasce nel 1941 a Duluth, Minnesota, e la sua musica segnerà in modo indelebile i decenni successivi. Gli anni ‘60 sono il periodo delle radici folk: arrivato a New York, Dylan attualizza la tradizione di cantanti popolari come Woody Guthrie innestandovi le istanze del nascente movimento di protesta giovanile e diventandone controvoglia il simbolo, grazie a canzoni come "The times they are a –changin’"; ma alla fine del decennio prende le distanze da una  dimensione che non ha mai amato per avvicinarsi decisamente al rock, elettrificando la sua musica e attirandosi per questo le ire dei puristi del folk. I risultati gli danno ragione: i dischi di questo periodo, "Highway 61 revisited" (1965) e "Blonde on blonde" (1966) sono i suoi capolavori. Dopo una lunga pausa dovuta ad un incidente in moto, Dylan entra negli anni '70 praticando generi musicali diversi e attraversando un periodo di inquietudine spirituale che lo porterà ad alcuni lavori a sfondo religioso come "Slow train coming" (1978); è il suo periodo musicalmente più debole. La fine degli anni ’80 vede il suo ritorno in grande stile con l’album "Oh mercy", prodotto da Daniel Lanois. Nel decennio successivo Dylan rivisita le proprie radici folk in un paio di dischi, ma la sua produzione si fa via via più scarsa. Al contrario, non accenna a diminuire l’intensa attività live, conosciuta come il "Never ending tour": i suoi concerti sono sempre esauriti, nonostante la nota tendenza dell’artista a stravolgere i brani più famosi fino a renderli praticamente irriconoscibili. Negli ultimi anni Dylan pubblica (pochi) dischi inediti di buona qualità, ma soprattutto rende disponibile molto materiale d’archivio, come nel film documentario "No direction home", diretto da Martin Scorsese e uscito nel 2005. Il suo ultimo lavoro  è "Modern times" (2006).

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