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The Who, Roger Daltrey ha fatto infuriare Pete Townshend durante la lavorazione del nuovo album. Ecco perché

Nonostante le difficoltà iniziali, il cantante adesso pensa che questo sia il loro miglior lavoro dai tempi di Quadrophenia.

Tra i componenti di una band, anche di quelle più longeve, possono esserci delle divergenze di opinione: quando questi episodi si verificano durante la fase creativa, possono creare dei seri problemi, non sempre semplici da risolvere. È capitato di recente anche a due grandi della musica come Roger Daltrey e Pete Townshend degli Who: durante la lavorazione del loro ultimo album, infatti, pare che il cantante abbia fatto davvero arrabbiare il chitarrista ma alla fine, per fortuna, tutto si è risolto per il meglio.

Tutto è iniziato quando Daltrey ha ascoltato per la prima volta i demo di Townshend e ha subito pensato che il chitarrista avesse composto “un album solista davvero bello”, ma, appunto, un disco che, secondo lui, sembrava più un lavoro personale che qualcosa che potesse diventare del materiale per gli Who. “Pete si è presentato da me con 12 demo – ha raccontato il cantante ad Uncut – tra questi, quattro, o forse cinque, davvero non mi piacevano. Ho pensato che fosse un ottimo lavoro come album solista di Pete Townshend e gliel’ho detto. E lui si è arrabbiato parecchio. Mi ha detto ‘Li ho composti per te!’. A quel punto – ha continuato – gli ho risposto ‘Pete, non saprei come migliorarli’. Non riuscivo proprio a vedere come riuscirci”.

I due musicisti sono dei veri professionisti e alla fine sono riusciti a trovare una soluzione. Pete ha consentito a Roger di modificare i pezzi laddove necessario e così il cantante ha iniziato ad apprezzare di più quei brani. “Molto lentamente, ma alla fine sono riuscito a entrarci dentro – ha spiegato – penso che nessuno possa capire, nemmeno Pete, che quello che faccio con le sue canzoni non è così facile. Devi vivere i pezzi. Se devo modificare quelle canzoni finché non assumono un significato per me? La risposta è sì. E l’ispirazione deve venire dal mio cuore, non può arrivare dalla mia testa. Quando arriva dal mio cuore, allora riuscirò a raggiungere tutti voi con quelle parole. A volte devo cambiare anche le parole per rendere tutto questo possibile”.

Per riuscire a svolgere questo lavoro al meglio, Daltrey ha cercato di non lavorare più di tre ore a sessione, nonostante avesse fretta di registrare le sue parti vocali. “Non lascio mai che la mia voce si consumi per tutti quei giorni – ha spiegato – quando registro, mi piace farlo come se fossi un pittore. Abbozzo le parole, ci inserisco sopra le note e poi aspetto e le provo per un po’. Una volta fatti i miei bozzetti, completo il lavoro tutto insieme, anche in un solo giorno”.

Anche nel caso del nuovo album, alla fine Daltrey è riuscito a lavorare a modo suo e ora è pienamente soddisfatto del risultato, al punto che secondo lui questo disco è il migliore della band sin dai tempi di Quadrophenia, l’album pubblicato nel 1973. “Devo dire che questo album degli Who è di gran lunga migliore di un album solista di Pete Townshend! – ha commentato scherzando – Intendo dire, non so cosa la gente si aspetti ancora dagli Who, ma queste canzoni sono favolose”.

Superate quelle piccole divergenze, tra Daltrey e Townshend è tornato il sereno e il cantante nell’intervista ha voluto ribadire che Pete rimane il suo “chitarrista preferito di sempre”: “Tutti gli altri sono tecnici e brillanti e possono essere veloci, così come possono essere più scaltri. Ma Townshend è sempre originale – ha sottolineato – per me questo è tutto. Lui è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo”. 

Con queste sue parole, Daltrey fa crescere la curiosità e l’attesa per questo nuovo lavoro degli Who ma probabilmente bisognerà aspettare ancora un po’: la band di recente ha eseguito diversi nuovi brani durante le loro ultime apparizioni live, al momento, però, non si conosce ancora la data di uscita.

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