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Green Day, per il 25esimo anniversario di Dookie nessuna celebrazione: “Ma mai disperarsi, il 2019 è ancora lungo”
La band alla fine ha abbandonato il progetto di organizzare un tour per festeggiare i 25 anni dall’uscita del loro terzo album
In questi giorni tanti fan stavano aspettando l’annuncio di un tour speciale dei Green Day per festeggiare i 25 anni di Dookie; oggi, però, è arrivata la conferma della decisione da parte della band di abbandonare questo progetto che intendeva celebrare l’anniversario del loro terzo album, nonché uno dei loro dischi di maggior successo.
È stato lo stesso frontman del gruppo, Billie Joe Armstrong, a infrangere i sogni dei fan di tutto il mondo, pubblicando un post in cui cita scherzosamente diverse ipotetiche location per il tour alle quali avevano pensato, e tra queste c'è anche un paese in provincia di Potenza: “Volevamo pensare a qualcosa di speciale da fare ma non ci è venuta praticamente nessuna idea – ha scritto il cantante su Instagram – Forse suonare l’intero album davanti alle piramidi in Egitto? O fare una jam session al Machu Pichu? O un evento esclusivo a Viggiano? – ha aggiunto citando il paese italiano per poi continuare – non siamo giunti a una conclusione. Ma mai disperare, il 2019 è ancora lungo…”.
Billie, dunque, ha confermato che al momento non sono riusciti a trovare un’idea per celebrare in modo originale questa ricorrenza, tuttavia non esclude che ciò non possa avvenire nei prossimi mesi. Nel resto del post, il cantante non ha potuto fare a meno di rievocare il periodo in cui hanno composto il fortunato album uscito nel 1994: “Dookie mi fa pensare molto a Berkeley – ha scritto ancora – alla nostra casa a Ashby e Ellsworth, un edificio in Telegraph Avenue. Vivevamo in un seminterrato con una band che si chiamava East Bay Weed Company. Mi fa pensare poi al nostro amico Ben Mattick… e alle ragazze del college socialista che vivevano al piano di sopra. E ancora a quando ho scritto She e Coming Clean, alle corse in bicicletta e alle fumate di bong, alla birra Pete’s Wicked Ale, alle risate isteriche, a quelle maniacali e al tacchino Butterball. La “Ashby house” era la nostra piccola casa punk. Scrivevo canzoni per tutta la notte e mi alzavo alle 2 di pomeriggio, mangiavo un panino con un caffè sulle scale all’ingresso… cercando di superare gli attacchi di panico. E poi la mia chitarra, il mio Marshall, il mio registratore e gli strani tipi della A&R (etichetta discografica che scova nuovi talenti ndr) che ci ronzavano intorno”.
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Si può dire che dall’uscita di Dookie le sorti dei Green Day cambiarono e quell’album segnò la vera svolta della loro carriera: “E poi alla fine abbiamo incontrato il produttore Rob Cavallo – ha raccontato ancora Billie – abbiamo imparato così tanto da lui. Suonavamo le canzoni dei Beatles a ripetizione. L’incredibile cover che Richie Bucher fece per una band chiamata Raul ci ispirò e così gli chiedemmo di fare l’artwork di Dookie. E poi ricordo il basso G3 di Mike e la batteria Noble and Cooley di Tré, e di quando ho guidato la mia vecchia Ford Fairlane ascoltando Longview per la prima volta, e ancora il nostro primo concerto in Italia in un posto chiamato In Bloom, le nostre notti spericolate a Barcellona, quando non avevamo alcune certezza circa il futuro ma non ce ne fregava niente, perché volevamo diventare delle rock star ma allo stesso tempo ne avevamo paura, così come temevamo le reazioni nella scena punk locale”.
Billie conclude questo suo flusso di ricordi e di pensieri con queste belle parole rivolte ai fan dei Green Day: “Bisogna essere grati sia per le cose belle che per quelle brutte. Questi sono i pensieri random che mi sono venuti in mente adesso. Spero – ha concluso – che le persone continuino ad ascoltarci perché noi continueremo a suonare. Con amore, BJ”.