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Oasis, il comune di Manchester reinvestirà i guadagni dei concerti a Heaton Park per aiutare i piccoli club della città
Le autorità: "Verrà creato un fondo apposta a cui i club potranno accedere per restare operativi"
Il ritorno degli Oasis a Manchester con le cinque date sold out a Heaton Park è stata una celebrazione dell’identità “Mancuniana” e del forte legame della band con la città. Dalla voce di Liam Gallagher che annunciava le fermate dei mezzi pubblici, alle dediche fatte dal palco a «Tutti quelli che ci ascoltano sulla fottuta collina», ovvero le migliaia di persone senza biglietto che si sono radunate su una collina fuori da Heaton Park (da cui si vedevano i maxi schermi e si sentiva la musica) subito ribattezzata Gallagher Hill. Il pubblico complessivo delle cinque date a Manchester è stato di circa 300.000 persone, e secondo le autorità locali il ritorno economico per la città (che in estate ha ospitato concerti importanti di Billie Eilish, Olivia Rodrigo, Robbie Williams) è stato rilevante.
Il comune di Manchester ha annunciato che reinvestirà parte dei guadagni dei live per finanziare le cosiddette “grassroots venues” i club e locali indipendenti dove si forma la scena musicale della città, spesso in crisi per l’aumento dei costi. «Verrà creato un fondo apposta a cui i club potranno accedere per restare operativi» hanno detto le autorità, «Sappiamo che i grandi eventi di musica dal vivo che si svolgono nei parchi e nelle arene non sarebbero possibili senza i club in cui le band emergenti possono crescere. Fa tutto parte di un ampio ecosistema».
Il problema delle “grassroots venue” è una questione nazionale in Inghilterra, di cui si occupa l’organizzazione no profit Music Venue Trust: «Il comune di Manchester ha fatto un’iniziativa coraggiosa e innovativa» ha detto i portavoce Jay Taylor, «Speriamo che altre città seguano il suo esempio per assicurare un futuro alla musica dal vivo in Inghilterra».
Secondo un report del 2023, dei 34 club in cui gli Oasis hanno suonato nel corso del loro primo tour in Inghilterra, solo 11 sono ancora aperti. Una risposta al problema è la proposta (approvata dal 93 per cento dei fan secondo un sondaggio) di aggiungere una tassa di una sterlina al prezzo dei biglietti delle arene e dei grandi spazi, da reinvestire nei piccoli club: la Royal Albert Hall di Londra è la prima istituzione ad aderire all’iniziativa, e inizierà a farlo dal prossimo ottobre.