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Pink Floyd, ecco perché "Atom Heart Mother" è l'album della band più odiato da David Gilmour

Redazione Virgin Radio

Il leggendario chitarrista: "È una buona idea venuta male. Per fortuna siamo diventati più creativi dopo"

Il 2 ottobre 1970 i Pink Floyd pubblicano il loro quinto album, il terzo senza Syd Barrett, una sperimentazione sonora raffinatissima e di altissimo livello tecnico, con una unica suite di 24 minuti sul primo lato del vinile e tre pezzi seguiti da un brano strumentale lungo tredici minuti sul secondo, un capolavoro psichedelico con una copertina leggendaria che arriva al numero uno in classifica in Inghilterra. Si intitola Atom Heart Mother, ed entra nella storia grazie anche alla foto di Lulubelle III, una mucca al pascolo in una fattoria nell’Hetrfordshire fotografata da Storm Thorgerson dello studio Hipgnosis.

Un disco di transizione amatissimo dai fan, che raccolta una band che si trasforma, dalle origini psichedeliche della prima fase della loro carriera guidata da Syd Barrett all’espansione dei confini stessi della musica rock verso una dimensione spirituale seguita da Roger Waters, Richard Wright, Nick Mason e David Gilmour negli album successivi, da Meddle del 1971 a The Dark Side of the Moon del 1973.

Nessuno della band, però, è mai stato contento di Atom Heart Mother. Roger Waters lo ha definito senza mezzi termini: «Un ottimo esempio di album che andrebbe buttato nel cestino della spazzatura e mai più ascoltato». David Gilmour ha criticato la mancanza di coesione del disco che sembra una raccolta di sei momenti musicali diversi tra loro, e ha spiegato da dove nasce l’insofferenza nei confronti dell’album: «Ascoltandolo è evidente come fossimo una ottima band dal vivo, in grado di fare affascinanti jam session, ma non eravamo capaci di trasferirle su disco. Ci mancava l’esperienza e le conoscenze tecniche per farlo».

Secondo David Gilmour, esiste una precisa linea evolutiva nella carriera dei Pink Floyd, che inizia con A Saucerful of Secrets del 1968 («Perché ci ha dato una direzione da seguire»), passa dal brano che considera fondamentale per la realizzazione del potenziale artistico della band, i ventitrè minuti di Echoes sul secondo lato di Meddle del 1971 e arriva a The Dark Side of the Moon. «Un percorso che si è rivelato gradualmente a noi, passando anche da Atom Heart Mother». Un disco che però secondo il chitarrista dei Pink Floyd: «È una buona idea venuta male. Probabilmente è il nostro punto più basso sembriamo una band senza nessuna idea. Per fortuna siamo diventati più creativi dopo».

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