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Jeff Buckley e il vero (e mistico) significato di Grace: "Parla di non avere paura della morte"

Redazione Virgin Radio

La storia del compianto cantautore attraverso il significato di uno dei dischi più leggendari di tutti i tempi

La storia di Jeff Buckley è un incredibile incrocio di talento e destino, con un finale misterioso e inspiegabile come le leggende blues del Mississippi, il luogo in cui è scomparso misteriosamente il 29 maggio 1997 dopo essersi tuffato nelle acque del Wolf River Harbor, un affluente del Grande Fiume vicino a Memphis. Jeff è nato il 17 novembre 1966 ad Anaheim in California da Mary Guibert e da un giovanissimo Tim Buckley, cantautore folk-rock sperimentale di culto degli anni 60, morto di overdose nel 1975. La madre lo ha cresciuto con il nome di Scott Moorehead (dal nome del patrigno Ron Moorhead). Jeff lo incontra una sola volta da bambino, poco prima della sua scomparsa, ed esordisce sul palco il 26 aprile 1991 all St. Ann’s Church di Brooklyn in un concerto organizzato dal promoter Hal Wilner in memoria proprio di suo padre. Accompagnato dal chitarrista Gary Lucas, Jeff Buckley interpreta I Never Asked to be Your Mountain, un pezzo scritto da Tim Buckley proprio per sua madre e per lui neonato, poi altri due pezzi folk e chiude con Once I Was terminando il brano a cappella perché rompe la corda di una chitarra. Una performance che impressiona tutti e lancia la carriera musicale che aveva evitato per anni. «Non erano le mie canzoni e non era la mia vita» ha detto Jeff Buckley, «Ma mi dispiaceva non essere stato al suo funerale e anche non avergli mai potuto dire nulla. Quel concerto era un modo per rendergli omaggio».

Poco dopo inizia a cantare con la band Gods and Monsters insieme a Gary Lucas, si trasferisce nel Lower East Side di Manhattan e suona ogni lunedì sera al Sin-è un bar a St. Mark’s Place. Ben presto, fuori dalla porta del Sin-è arriva una fila lunghissima di fan, colleghi musicisti, addetti ai lavori e discografici con un contratto in mano. La voce, la presenza, l’estensione della sua espressività e l’incredibile insieme di influenze, da Leonard Cohen ai Led Zeppelin, dalla musica devozionale Sufi del Pakistan di Nursrat Fateh Ali Khan al punk rock dei Bad Brains, da Edith Piaf a Billie Holiday fino al grunge: Jeff Buckley è uno degli artisti più straordinari e unici degli anni 90. Firma con la Columbia Records, l’etichetta più prestigiosa d’America (la stessa di Bob Dylan e Bruce Springsteen) e nel 1994 pubblica Grace, considerato uno degli album più belli di tutti i tempi. Un album pieno di misticismo, mistero, intensità emotiva e romanticismo e anche di una incredibile e profonda riflessione sul tema della morte. A proposito del brano più famoso, Grace, Jeff Buickley ha detto: «Parla di non avere paura della morte .E anche di non avere paura della morte quando hai conosciuto il vero amore. È la libertà di andarsene senza paura». Per Jeff Buckley, Grace era una elegia: «Il raggiungimento di uno stato di grazia attraverso l’amore di un’altra persona». 

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