Lou Reed (Lewis Allan Reed) se n’è andato di domenica mattina a 71 anni nella sua New York. Una domenica mattina, proprio come una delle sue canzoni più belle,
Sunday Morning scritta nel 1966 insieme a John Cale, l’amico di una vita nei
Velvet Underground. Da allora
Lou, prima con la band (fino ai primi anni Settanta e poi da solista) è stato il poeta di
New York. Dopo l’infanzia a
Long Island, la crisi seguente una terapia di elettroshock voluta dai medici per curare la sua presunta bisessualità arrivarono le prime esperienze con l’arte. Lo studio del cinema all’università, le conduzioni radiofoniche fino a quando intorno a metà anni Sessanta conobbe
John Cale e fondò i
Velvet Underground. La band entrò a far parte della
Factory di
Andy Warhol e divenne il punto di riferimento della scena rock newyorkese grazie ad una miscela inedita di rock e poesia che fece scuola nel mondo. Nei primi anni Settanta finita l’esperienza con i
Velvet Undeground Lou intraprese la carriera solista che tocco l’apice con un disco epocale:
Transformer (1972) con brani entrati nella leggenda come
Vicious, Perfect Day, Walk On The Wild Side, Satellite Of Love.
Lou Reed, da solista, è stato un autore prolifico, in tutto ha pubblicato 20 album in studio a cui vanno aggiunti 10 live e una serie di collaborazioni tra cui spicca quella con l’amico
John Cale del 1990 per
Songs For Drella (dedicato a Andy Warhol), T
he Stone: Issue Three (2008) insieme a
John Zorn e Laurie Anderson, sua compagna di una vita e il discusso
Lulu (2011) con i
Metallica. Nel 1993 si divertì anche a interpretare un cameo nel film Così lontano così vicino di Wim Wenders sequel de Il cielo sopra berlino (1987).
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