Rock News
The Who, Pete Townshend: "È il rock suonato con la chitarra ad essere morto, non il rock stesso"
Lo storico chitarrista sostiene che la sei corde ha esaurito il suo potenziale. Ma l'attitudine al genere è viva e vegeta come non mai
Pete Townshend, storico chitarrista degli Who, ha stupito tutti con una rivelazione sulla musica rock. L'artista è convinto che questo genere non sia assolutamente morto. E aggiunge che il rock basato sulla chitarra invece sì, è sorpassato. E questo per un motivo semplice, secondo il suo punto di vista: i musicisti virtuosi hanno esaurito le possibilità dello strumento.
Durante una recente intervista al Dallas News, Pete ha infatti dichiarato: "La chitarra può aver perso terreno, ma se passi un'ora su YouTube o su Instagram, scoprirai in breve tempo persone sconosciute che suonano la chitarra nel modo in cui un grande violinista orchestrale come Yehudi Menuhin suonava il suo strumento".
"Questi sono virtuosi di primissimo ordine - ha proseguito il leader degli Who - Possono fare shred guitar come Eddie Van Halen o suonare jazz come John McLaughlin. Hanno letteralmente esaurito le possibilità della chitarra. Questo tipo di virtuosismo è già accaduto nel rap con il beat-box, oppure nel pop supportato da laptop. Tutto cambierà di nuovo, forse più velocemente rispetto alla musica basata sulla chitarra. Chi può saperlo? È il rock'n'roll basato sulla chitarra che sta perdendo terreno, non il rock stesso".
Un'analisi lucida e razionale quella dell'artista che, insieme ad altri grandissimi musicisti, ha segnato un'epoca della chitarra elettrica. Forse questa rivelazione può non piacere a qualcuno, ma non si può dire che non sia vera, soprattutto per il fatto che tutto (e quindi anche la musica) tende a cambiare in maniera molto veloce.
Ha poi proseguito: "L'hip-hop è rock per le mie orecchie: è musica per il vicinato, per la strada, per i calpestati, per i giovani, per gli emarginati. Questo era quello su cui mi sono concentrato. Ora provo a scrivere opere vere e voglio che il mio lavoro sul palco sia come un'installazione d'arte - e perché no? Kanye West sta facendo la stessa cosa".
L'industria musicale sta subendo molti cambiamenti, ed è proprio da questo assunto che parte tutta l'argomentazione di Townshend. Lui è un privilegiato e lo sa. Molti giovani artisti avrebbero pagato oro per fare entrare le loro canzoni negli spettacoli televisivi, nella speranza di fare qualche soldo in più rispetto ai servizi in streaming e anche di ottenere una maggiore visibilità. "Non mi lamento", ha aggiunto il chitarrista. "Sono stato molto fortunato perché una serie tv era disposta a darmi 350 dollari per riprodurre una mia canzone in un episodio (CSI è stato il mio fondo pensione). Alcuni di noi, molti di noi, non sono entrati in questo business per essere milionari o miliardari; volevamo solo connetterci, alzare il tiro, far ballare la gente, unirci".
L'intervista si è conclusa con una curiosità: Pete è dipendente dai social network quando si parla di scovare nuovi talenti in rete. Ecco le sue parole: "Penso di essere collegato oggi a circa 20 o 30 giovani musicisti e artisti che non avrei trovato senza Instagram, YouTube e BandCamp. Questo è vivere oggi per me. Non dovremmo farci prendere dal panico. Ci sono sempre lati positivi e negativi nella nuova tecnologia".