Interviste
Mark Knopfler: ascolta l'intervista in occasione dell'uscita di "One Deep River"
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Massimo Cotto ha incontrato il leggendario chitarrista inglese
Massimo Cotto ha intervistato il grande Mark Knopfler in occasione dell'uscita di One Deep River, il nuovo album di inediti del leggendario chitarrista inglese.
L'INTERVISTA:
- Grazie mille mr. Knopfler per essere con noi. È un grande piacere parlare con te.
Anche per me è un piacere parlare con te, Massimo. Come stai?
- Bene! È uscito il tuo nuovo album e, come sempre, è bellissimo. A me sembra un disco al tempo stesso malinconico e potente, vulnerabile e molto forte, con un taglio onirico. Sei d’accordo o è solo una mia idea?
È una descrizione perfetta. Dovrei assumerti come ufficio stampa.
- Il fiume che citi nel disco è il fiume di Newcastle, il Tyne. Vederlo scorrere ti procura le stesse emozioni di quando eri ragazzo. È qualcosa di più, di meno, di diverso?
Fa sempre lo stesso effetto. Vorrei poterti mostrare la mia chitarra. Il ponte della città è diventato quassi un simbolo per me, lo vedi anche sulla mia chitarra a 12 corde. È così evocativo, perché quando attraversi il fiume, sei già a Newcastle, sei già lì, subito. Il livello più alto del ponte ti conduce alla stazione e sei arrivato. Una volta si apriva direttamente sulla A1, che ti spingeva verso nord e quindi la Scozia oppure verso sud, quindi verso Londra. Il ponte ha sempre rappresentato quindi per me qualcosa di potente. E così il fiume. Io sono nato su un fiume, il Clyde, che bagna Glasgow e anche quando mi trovo a New York sento una connessione profonda con l'Hudson.
Le città che si affacciano sul fiume mi fanno quest’effetto, penso anche a Colonia o Parigi. Sono città diverse e fiumi diversi, ma hanno qualcosa in comune. Può darsi che abbia a che vedere con il commercio nei secoli. Penso anche ad Amsterdam.
- Hai citato Glasgow. Quante città sono importanti nella tua vita? Ovviamente Newcastle, ma poi?
Glasgow. E poi Londra. Ricordo in modo chiaro la mia prima volta a Londra. Avevo 14 anni. Guardavo l’architettura della città e pensavo a quanto sarebbe stato bello, un giorno, avere un posto dove stare a Londra. E adesso ci sono.
Questo è il tuo decimo disco da solista. È cambiato il tuo approccio alla musica nel corso degli anni?
Il mio approccio è di avere sempre il massimo rispetto per i musicisti che suonano con me. Cerco sempre di non imporre nulla. Canto e vado fino alla fine e cerco di non condizionare i musicisti, di non interferire con le loro emozioni e con il modo con cui vogliono suonare. Perché sono tutti esperti e sanno perfettamente come lavorare con la struttura, nella struttura e nel suono. E questo ti fa maturare un po’.
Forse suonare con un numero maggiore di persone… quando ho iniziato, i Dire Straits erano quattro, adesso suonare con sei o sette musicisti è più difficile sotto certi punti di vista, perché devi trovare il tuo spazio, ma… più esperienze fai e meglio è.
- Praticamente hai già risposto alla prossima domanda. Ci sono tanti ottimi musicisti nel nuovo disco. È corretto dire che una delle ragioni per cui hai interrotto la storia dei Dire Straits è la possibilità di allargare la formazione e suonare con più gente?
Esattamente così.
- Watch me gone parla di sogni e di giovinezza. Hai raccontato di quando andavi da ragazzo alla City Hall a vedere Van Morrison and Bob Dylan e sognavi di diventare un giorno come loro. Che cosa ricordi di quei giorni, perché è stato struggente leggere le tue parole.
È il tempo che passa, amico. L’età. Ricordo la prima volta che vidi Chuck Berry alla City Hall di Newcastle. Avevo 15 anni e dicevo a me stesso: “Non dimenticare quello che stai vedendo”. Chuck Berry fece la sua celebre duck walk da una parte all’altra del palco in Johnny B. Goode. A impressionarmi fu la combinazione di testo e musica, di parole e ritmo. Ricordo la prima volta che mio zio ci fece ascoltare il boogie woogie al piano. Avevo 4 anni. Andammo a trovarlo a Newcastle da Glasgow. Pensai che fosse tutto meraviglioso e l’ho sempre pensato della musica, anche se ascolto un grande brano di tre accordi. È un amore che non ti abbandona mai, ne parlavo proprio l’altro giorno. Ascoltavo con grande attenzione testo e musica, anche quando ero troppo piccolo per capire il significato delle parole. Avevo appena 18 mesi e già canticchiavo le canzoni che sentivo alla radio. È importante come ascolti la musica e come la ricevi. E quanto la ami. E quanto la desideri fortemente.
Quanto hai desiderato diventare giornalista, Massimo?
Moltissimo.
Questo è un bel segnale. E quanto uno può desiderare fortemente suonare la chitarra? Devi volerlo. Devi volere di amare la musica. Non è prendere o lasciare. Non è questo.
- Però, per milioni di ragazzi, tu sei oggi quello che Chuck Berry, Van Morrison o Bob Dylan erano per te da ragazzo. Che cosa diresti a un ragazzo che sogna di diventare come te?
Gli direi: ti voglio bene. Ti amo. E spero che tu possa farcela. Farcela non ha niente a che vedere con il successo, per niente. In Watch me gone, io rido. C’è un detto in Inghilterra: se vuoi far ridere Dio raccontagli subito dei tuoi progetti. Io li avevo. E l’aspetto più ironico della faccenda è che li ho realizzati. Ma il mondo non va mai nella direzione che tu avevi previsto. La tua carriera di giornalista non credo si sia sviluppata esattamente come avevi immaginato. Il mondo è diverso e anche complesso, ma quello che succede non cambia di una virgola la bellezza del desiderio o del sogno.
- Hai parlato dell’importanza dei testi. Qual è il testo più bello di sempre, secondo te?
Oh, non è possibile rispondere. Non si può assegnare un primo premio per cose come queste. Troppo complicato. Come fai? Non ne ho idea. Sto per condurre un programma sulla radio britannica intitolato I dischi dell’isola deserta. Ne devi scegliere otto. Ed è già incredibilmente difficile. E ne hai chiesta una! Troppo oltraggiosamente difficile.
- Anche perché magari cambi idea da un giorno all’altro. Oggi scegli otto dischi e magari domani altri otto.
Esatto. E dipende anche a chi ti rivolgi. Quanti anni ha? 14, 16, 18, 20, 22, 40, 60?
- Hai avuto tutto, almeno credo. C’è qualcosa che non hai ottenuto?
Ci sono molte cose che lascio da esplorare. Non ho mai creduto alle cose ottenute senza lottare. C’è sempre qualcosa da desiderare. Magari una bicicletta. Qualcosa per cui dire: “Ecco, un giorno mi piacerebbe avere quella cosa lì”. Ma le mie fantasie non riguardano tanto gli oggetti materiali. Non ne ho bisogno. Avere tutto quello che desideri non è una buona cosa. Non hai alcun bisogno di possedere le cose di cui credi di aver bisogno. Più invecchio e meno desidero.
- Sempre grande parlare con te. Spero di vederti presto, in Italia o da qualche altra parte.
Ok, Massimo. Bello parlare con te, amico mio.
- Ci vediamo presto. Ciao.
Ciao!
Intitolato One Deep River, il progetto contiene 12 nuove ed eleganti tracce di Knopfler, dove il suo caldo tono di voce, le sue liriche poetiche e la sua chitarra sono fortemente presenti ma mai fuori posto e come sempre abbaglianti.
Il primo singolo estratto dall’album è Ahead Of The Game, una storia malinconica, forse autobiografica, che narra di un cantautore che lotta per sfondare, raccontata su un classico riff tipico del grande chitarrista.
La title track One Deep River riflette il profondo legame affettivo di Knopfler nei confronti del fiume che attraversa la sua città natale Newcastle. “L’attraversamento del Tyne è sempre nei tuoi pensieri,” dice. “Lo facevi da bambino è la sensazione è rimasta la stessa ogni volta che lo fai. Quando lasci la città o quando torni questo elemento si collega sempre alla tua infanzia, e il suo potere non se ne va.”
One Deep River è stato prodotto da Knopfler assieme al suo collaboratore di lunga data Guy Fletcher e registrato nei British Grove Studios di Londra. L’album sarà disponibile su CD, 2CD deluxe, doppio LP nero e colorato e in un box limited edition che includerà l’album su CD e vinile, 5 tracce bonus su CD e 4 su vinile, una litografia di Mark assieme alle chitarre suonate nel disco, un set di plettri e un distintivo smaltato. Il box deluxe sarà disponibile in esclusiva sullo shop di Universal Music Italia, il doppio LP colorato in esclusiva su Discoteca Laziale.
Di seguito la tracklist integrale:
Standard Album Tracklist
Two Pairs Of Hands
Ahead Of The Game
Smart Money
Scavengers Yard
Black Tie Jobs
Tunnel 13
Janine
Watch Me Gone
Sweeter Than The Rain
Before My Train Comes
This One’s Not Going To End Well
One Deep River
Bonus Vinyl Tracklist (in boxset):
Dolly Shop Man
Your Leading Man
Wrong’un
Chess
Bonus CD Tracklist (in boxset):
The Living End
Fat Chance Dupree
Along A Foreign Coast
What I’m Gonna Need
Nothing But Rain
La band dietro ai suoni di One Deep River vede Mark Knopfler alle chitarre, Jim Cox e Guy Fletcher alle tastiere, Glenn Worf al basso, Ian Thomas alla batteria e Danny Cummings alle percussioni, Richard Bennett come seconda chitarra e il novizio Greg Leisz alla pedal steel guitar; Mike McGoldrick ha suonato flauto e cornamusa, John McCusker il violino, mentre i cori sono stati eseguiti dalle sorelle Emma e Tamsin Topolski. Tutti i brani sono stati scritti da Mark Knopfler.
Cantautore, produttore e compositore, Mark Knopfler è uno dei musicisti più famosi che il Regno Unito abbia mai dato alla luce ed è spesso citato come uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi. Venuto alle scene negli anni 80’ come leader dei Dire Straits, gruppo che ha creato molti successi dell’epoca, Knopfler inizia il suo percorso solista nel 1995 dopo lo scioglimento della band. Negli anni a venire pubblica nove album in studio e continua a tenere concerti in giro per il mondo. Oltre a questo, scrive musica per diversi film inclusi Local Hero, Cal, The Princess Bride, Last Exit To Brookly, Wag The Dog, e collabora con numerosi artisti come Bob Dylan, Van Morrison, Emmylou Harris, Tina Turner, Randy Newman e Chet Atkins. Knopfler nel 1999 viene intitolato OBE e nel 2012 riceve il prestigioso Lifetime Achievement Award agli Ivor Novello.
Il 31 Gennaio 2024 Christies ha messo all’asta la collezione di chitarre di Mark Knopfler. Composta da oltre 120 chitarre amplificatori, la collezione spazia nei 50 anni di carriera di Mark e racconta i diversi tipi di strumenti da lui utilizzati per scrivere, registrare e performare il suo catalogo. L’asta includerà la Gibson Les Paul Mark suonata in “Brother In Arms” dei Dire Strait e al Live Aid, una Fender Stratocaster Mark Knopfler Signature rossa, una Martin D-28 del 1951 e alcune chitarre utilizzate per One Deep River.
Mark si è unito al cantante dei leggendari AC/DC Brian Johnson per una nuova serie in sei parti targata Sky Arts. I due offrono un affascinante punto di vista su tutta la storia della popular music assieme ad ospiti speciali come Sam Fender e Emmylou Harris. Le date di messa in onda saranno presto comunicate